Nel panorama globale attuale, l’abbandono degli Stati Uniti dall’Accordo sul clima di Parigi da parte del presidente Donald Trump ha provocato una serie di reazioni che evidenziano un netto cambiamento rispetto a otto anni fa, quando la stessa decisione suscitò un’ondata di critiche da parte dei colossi tecnologici. Oggi, di fronte a un aumento continuo delle emissioni inquinanti e al moltiplicarsi di catastrofi naturali, il silenzio delle aziende della Silicon Valley appare quasi assordante.

Nel 2017, i leader tecnologici si espressero con fermezza contro l’uscita dall’accordo. Tuttavia, in questo frangente tale fermezza sembra essersi affievolita. Le esigenze energetiche del settore tecnologico si sono intensificate notevolmente, anche a causa dei centri dati energivori, in sinergia con l’intelligenza artificiale e altre tecnologie emergenti. Questo sviluppo ha portato a una relazione differente tra un presidente che sostiene i combustibili fossili e dirigenti che si mostrano meno inclini a opporsi alle politiche climatiche dell’amministrazione statunitense.

Una dimostrazione di questo nuovo atteggiamento si può riscontrare nei post di Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook. Dopo l’annuncio di Trump sull’uscita dall’accordo, Zuckerberg ha pubblicato sul social network una foto sorridente in un contesto celebrativo con sua moglie, usando un’emoji della bandiera americana. Anche i vertici di Apple, Microsoft e Google hanno accolto la notizia con messaggi di congratulazioni per il secondo giuramento del presidente e hanno supportato finanziariamente il suo comitato inaugurale con donazioni multimilionarie.

Anche Elon Musk, amministratore delegato di Tesla, ha mutato il proprio comportamento. In passato aveva severamente criticato il primo abbandono di Trump dall’accordo e tagliato i ponti con i suoi consigli consultivi. Contrariamente a oggi, Musk è ora fortemente coinvolto nelle cerimonie inaugurali e nella nuova amministrazione Trump, dopo aver sostenuto con un’importante partecipazione finanziaria la campagna repubblicana.

Secondo Bill Weihl, già direttore della sostenibilità di Facebook e ora fondatore del gruppo ClimateVoice, il mutismo degli attuali leader tecnologici è emblematico di una complicità nel perpetuare un’economia fossil-fuel centrica, rivelando una preoccupazione più orientata al profitto che al bene comune della popolazione statunitense.

Le aziende Apple, Google, Meta e Tesla si sono astenute dal fornire dichiarazioni al riguardo, mentre Microsoft ha scelto di non commentare. La Casa Bianca, per voce del portavoce Harrison Fields, ha dichiarato che il sostegno della Silicon Valley a Trump riflette una delusione verso la leadership democratica degli ultimi anni, sottolineando come sia stata liberata “l’energia americana”.

Questa nuova dinamica tra il mondo tecnologico e l’amministrazione Trump pone interrogativi importanti sul futuro delle politiche climatiche e sul ruolo che l’industria tecnologica intende assumere in merito alla sostenibilità ambientale globale.

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