Un recente comunicato divulgato da Mosca ha riportato le dichiarazioni di Bashar al Assad, ex presidente siriano, riguardo agli eventi che hanno condotto alla sua partenza dalla Siria. Assad ha chiarito che, durante l’avanzata dei miliziani islamisti verso Damasco, non ha mai considerato l’idea di dimettersi o di cercare rifugio altrove. La sua intenzione era di continuare a opporsi all’attacco terroristico. Secondo Assad, la partenza dalla Siria non era prevista, e non avvenne negli ultimi istanti dei combattimenti, come alcuni avevano ipotizzato. Assad ha ribadito di essere rimasto a Damasco a svolgere le sue funzioni fino all’alba dell’8 dicembre 2024. In seguito, si è trasferito a Latakia, in coordinamento con i suoi alleati russi, per supervisionare le operazioni militari. Una volta giunto alla base aerea di Hmeimim, si è resa evidente la ritirata totale delle forze dal campo di battaglia, e le ultime difese dell’esercito erano crollate. Con l’aggravarsi della situazione sul campo, anche la base russa ha subito un intenso attacco da droni. Senza via di fuga, Mosca ha organizzato un’evacuazione immediata in Russia la sera dell’8 dicembre. Assad ha sottolineato che in nessun momento ha considerato di abbandonare o cercare rifugio.

Contemporaneamente, Pedro Sanchez, primo ministro spagnolo, ha espresso impegno nel difendere i diritti umani globalmente, esprimendosi per la tutela di questi valori anche in contesti come Gaza, Libano e Siria. Questo principio è stato riaffermato durante un incontro con Agnes Callamard, segretaria generale di Amnesty International.

Sul fronte israeliano, il ministro della Difesa Israel Katz ha affermato che i negoziati con Hamas potrebbero portare a un accordo sugli ostaggi più vicino che mai. La questione è stata discussa durante un’audizione della commissione Affari esteri e Difesa, alla luce di progressi nei negoziati. Parallelamente, una fonte anonima di Hamas ha confermato la possibilità di un accordo, purché il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu non interferisca. Hamas ha proposto una soluzione comprendente un cessate il fuoco graduale e il ritiro delle forze israeliane sotto la supervisione internazionale.

In ambito internazionale, la Germania ha esortato Israele a rinunciare al piano di espansione nel Golan occupato. Il portavoce del ministero degli Esteri tedesco, Christian Wagner, ha richiamato al rispetto del diritto internazionale, riconoscendo l’area come territorialmente siriana e ribadendo la necessità di salvaguardare l’integrità territoriale della Siria, specie durante un periodo di grandi cambiamenti politici.

Infine, in Siria, sono stati ritrovati corpi non identificati vicino alla città di Izraa, nel sud del Paese. L’Osservatorio siriano per i diritti umani ha denunciato la scoperta di una fossa comune, suggerendo che i resti potrebbero risalire a più di un decennio fa. Parallelamente, l’amministrazione curda siriana nel nord-est ha invitato alla cessazione delle ostilità in tutto il paese, proponendo un dialogo nazionale costruttivo con le nuove autorità di Damasco.

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