Il panorama politico siriano è stato scosso dall’insediamento di Al Jolani come presidente di transizione del Paese. In seguito a questi cambiamenti, le autorità hanno deciso di sospendere la Costituzione e sciogliere il Parlamento. Questa decisione segna un distacco deciso dall’era di Bashar al-Assad, con il conseguente scioglimento dell’esercito e delle agenzie di sicurezza a lui fedeli, così come di tutti i gruppi armati esistenti.
Intanto, in Medio Oriente, le tensioni rimangono elevate. Israele ha sollecitato una risposta da Hamas riguardo alla sorte di Shiri Bibas e dei suoi figli Ariel e Kfir, scomparsi il 7 ottobre. Secondo Hamas, avrebbero perso la vita in un bombardamento israeliano, ma l’intelligence di Israele non ha confermato tale affermazione. Questo episodio si inserisce in un contesto di scambi di prigionieri tra le due fazioni, con Israele che ha annunciato il rilascio di 110 detenuti palestinesi, tra cui alcuni minorenni, in cambio di tre ostaggi israeliani, con la liberazione prevista per domani.
L’accordo tra Israele e Hamas prevede anche la liberazione di cinque ostaggi thailandesi. Le autorità israeliane hanno comunicato che altri ostaggi, tra cui i cittadini israeliani Arbel Yehud e Agam Berger, saranno rilasciati. La liberazione di tali persone rientra in un programma più ampio di scambio di ostaggi e prigionieri che ha già portato a un cessate il fuoco nella regione.
Sul fronte internazionale, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo che prevede l’espulsione di studenti stranieri coinvolti in manifestazioni pro-Hamas, come misura contro l’antisemitismo. Questa iniziativa mira a contrastare minacce e violenze contro ebrei americani. Trump ha inoltre affermato l’intenzione di cancellare i visti per coloro che supportano Hamas nei campus universitari.
Nel contesto della diplomazia regionale, il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha ospitato una delegazione di Hamas, sottolineando il continuo interesse turco a mediare e mantenere il cessate il fuoco. Erdogan ha ripetutamente descritto Hamas come un movimento di liberazione, nonostante il suo riconoscimento come organizzazione terroristica da parte di Stati Uniti e Unione Europea.
In parallelo, l’inviato americano Steve Witkoff ha discusso con Netanyahu sulla ricostruzione di Gaza, proponendo il ritardo del ritorno degli sfollati finché non saranno adottate misure di sicurezza adeguate. La ricostruzione e la stabilità della regione restano al centro delle negoziazioni internazionali, con Egitto e Stati Uniti impegnati nel cercare una soluzione duratura al conflitto israelo-palestinese.
Sempre più critico è l’appello del presidente egiziano Al Sisi per una soluzione basata su due Stati, rifiutando qualsiasi forma di sfollamento permanente dei palestinesi. Questa posizione è rafforzata dal supporto all’accesso umanitario per la popolazione di Gaza e dall’impegno per la definizione di confini chiari e riconoscimento internazionale delle aspirazioni palestinesi.
La situazione attuale in Siria e in Medio Oriente è complessa e in continua evoluzione, con dinamiche che coinvolgono grandi potenze internazionali e intraprendenti iniziative di pace. Questi eventi formano un mosaico di strategie diplomatiche, di scenari di sicurezza e di impegni umanitari, tutti elementi essenziali per un futuro più stabile nella regione.