A Bruxelles, è emersa una forte opposizione da parte di diversi paesi del sud Europa nei confronti di un piano della Commissione Europea volto a incrementare la spesa per la difesa tramite prestiti a tasso agevolato. Questa opposizione, guidata prevalentemente da nazioni come Francia, Italia e Spagna, rappresenta un serio ostacolo alla visione di Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Europea, di rafforzare l’autonomia militare dell’Europa. La proposta prevede un pacchetto di prestiti pari a 150 miliardi di euro, con una clausola di emergenza destinata a rendere più flessibili le norme fiscali dell’UE, al fine di incoraggiare nuovi investimenti nel settore della difesa e diminuire la dipendenza del blocco dagli Stati Uniti. Tuttavia, questa impasse rischia ora di mettere a rischio il piano di Bruxelles di fornire più armamenti europei all’Ucraina.

Un alto diplomatico dell’UE ha dichiarato che alcuni stati nutrono serie preoccupazioni riguardo alla fattibilità o addirittura alla possibilità di accumulare ulteriori debiti, e ha richiesto l’anonimato per discutere liberamente del piano e dei suoi sviluppi. Gli stati del sud Europa, già fortemente indebitati, stanno sollecitando l’emissione di “bond per la difesa”, cioè sovvenzioni finanziate tramite prestiti comuni dell’UE sui mercati finanziari, che necessitano dell’approvazione unanime dei 27 membri dell’Unione. Nonostante von der Leyen non abbia ancora sostenuto questa proposta, la questione dei bond per la difesa resta divisiva, soprattutto considerando l’opposizione prevista da parte di stati settentrionali come Germania e Paesi Bassi, che temono l’instaurazione di un precedente per la mutualizzazione del debito.

Il presidente Donald Trump aveva minacciato di interrompere il supporto degli Stati Uniti all’Ucraina, criticando l’Europa per la sua dipendenza da Washington in termini di sicurezza. In risposta, von der Leyen, poco dopo l’inizio del nuovo mandato presidenziale negli Stati Uniti il 20 gennaio, ha proposto un piano per rafforzare le capacità difensive dell’UE. Tale piano permetterebbe agli stati membri di incrementare temporaneamente la spesa per la difesa dell’1,5% del PIL in quattro anni, ottenere un prestito di 150 miliardi di euro a livello dell’UE per sostenere appalti congiunti di armamenti e fornire assistenza all’Ucraina.

Nonostante le aspettative della Commissione che il piano dei prestiti fosse accolto positivamente, soprattutto da economie meridionali come l’Italia e la Spagna, la realtà si è rivelata diversa. Anche se la Commissione può ottenere prestiti a condizioni più favorevoli rispetto alla maggior parte dei membri, i prestiti erogati sarebbero comunque considerati come debito nazionale, creando apprensione tra paesi fortemente indebitati. L’Italia e la Spagna, in particolare, stanno promuovendo un ampliamento della definizione di spesa per la difesa esente dalle regole fiscali dell’UE, ma al momento non hanno confermato se attiveranno la clausola di emergenza. Esse potrebbero attendere nella speranza di una revisione della posizione di von der Leyen sui bond per la difesa in vista del vertice dei leader a giugno.

Nel frattempo, la Germania si prevede utilizzerà la clausola di emergenza per finanziare il suo ambizioso piano di modernizzazione della difesa, ma è improbabile che ricorra ai prestiti della Commissione visto che potrebbe ottenere tassi più vantaggiosi autonomamente. Questo ha creato preoccupazione tra gli stati membri più vulnerabili che temono che richiedere i prestiti dell’UE possa risultare in una percezione di debolezza finanziaria dai mercati. Tuttavia, gli stati del nord Europa, più conservatori dal punto di vista fiscale, tendono a respingere tali preoccupazioni considerate poco fondate.

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