Il presidente finlandese Alexander Stubb si è rivolto al presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, suggerendo di fissare una data per un cessate il fuoco completo in Ucraina. Secondo Stubb, il 20 aprile rappresenta la tempistica ideale, coincidente con la festività di Pasqua e pochi mesi dall’inizio del mandato di Trump. Durante un incontro a Londra, Stubb ha ribadito l’importanza di stabilire una scadenza per porre fine al conflitto.

Nel frattempo, il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, ha espresso preoccupazione per il coinvolgimento dell’Europa occidentale nel prolungamento del regime di Vladymyr Zelensky in Ucraina, paragonando la situazione alle storiche alleanze militari dell’epoca di Hitler e Napoleone. Lavrov ha accennato a come l’Occidente stia riarmando nella regione, evocando immagini del passato.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha risposto all’escalation russa chiamando in causa gli Stati Uniti e l’Unione Europea, sollecitando assistenza e una reazione decisa ai continui attacchi di Mosca. Zelensky ha dichiarato di attendere un forte supporto dai suoi alleati in risposta a quello che ha definito “terrore contro il nostro popolo”.

Parallelamente, Donald Trump ha pianificato un colloquio imminente con il presidente russo Vladimir Putin, dichiarando la volontà di risolvere il conflitto ucraino attraverso il dialogo. Trump si è espresso duramente contro Putin, minacciando l’imposizione di tariffe sul petrolio russo qualora non si riuscisse a trovare un accordo soddisfacente.

Dalla parte europea, Matteo Salvini ha ribadito la priorità di investire nelle infrastrutture e nella sicurezza interna piuttosto che sostenere gli sforzi bellici, riflettendo l’opinione pubblica italiana contraria all’invio di truppe in Ucraina, come rivelato da un recente sondaggio.

Sul fronte della sicurezza, la Norvegia, preoccupata dalle crescenti tensioni, ha deciso di riattivare alcuni dei suoi bunker della Guerra Fredda, strategicamente situati per offrire protezione in caso di escalation militare. L’iniziativa della Norvegia segue l’esempio di altri paesi che stanno rivalutando le loro infrastrutture difensive.

Nel contesto interno russo, il ministero della Difesa britannico ha riportato una significativa carenza di personale nella polizia russa, evidenziando il contrasto di salario con le forze armate e suggerendo preoccupazioni crescenti per l’ordine pubblico in patria.

Infine, le forze armate russe hanno dichiarato di aver conquistato territori strategici vicini al confine con la regione di Dnipropetrovsk, mentre l’Ungheria ha criticato apertamente la politica dell’Unione Europea, considerandola provocatoria nei confronti della Russia. Il ministro ungherese Péter Szijjártó ha messo in dubbio le misure dell’UE, accusandole di fomentare tensioni invece di favorire soluzioni pacifiche.

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