Lunedì, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato che il presidente russo Vladimir Putin sarebbe disposto ad accettare la presenza di peacekeeper europei in Ucraina, segnando una potenziale svolta per porre fine al conflitto che vede il Cremlino contrapposto a Kyiv. Trump ha affermato di aver discusso la questione con Putin, sottolineando che quest’ultimo non si opporrebbe a tale presenza. Questa posizione rappresenta un cambiamento significativo da parte della Russia, che in passato aveva considerato il dispiegamento di forze di pace straniere come un’escalation della situazione.

In un incontro nello Studio Ovale insieme al presidente francese Emmanuel Macron, Trump ha manifestato fiducia che il conflitto potrebbe risolversi entro poche settimane. Tuttavia, ha avvertito che l’assenza di un accordo rischierebbe di far degenerare i combattimenti in una “Terza Guerra Mondiale”. I leader europei, tra cui Macron e il primo ministro britannico Keir Starmer, si sono recati a Washington per persuadere l’amministrazione americana a continuare a supportare sia l’Ucraina che il rapporto transatlantico, pilastro della sicurezza europea sin dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.

La scelta di Trump di dialogare con Putin e definire il leader ucraino Volodymyr Zelenskyy un “dittatore” ha spinto i leader europei a riflettere su un contesto in cui Washington non rappresenti più un alleato sicuro. Le preoccupazioni sono state amplificate dalle dichiarazioni degli ufficiali americani che riecheggiavano le posizioni russe, chiedendo all’Ucraina di cedere territori conquistati e di non aderire alla NATO. Nel frattempo, a Bruxelles, è stata discussa la possibilità di utilizzare beni russi congelati per sostenere l’Ucraina qualora gli Stati Uniti ritirassero il loro appoggio. Trump ha espresso l’aspettativa che l’Europa si assuma il ruolo principale nella gestione della sicurezza in caso di cessate il fuoco. Macron, condividendo questa prospettiva, ha indicato la disponibilità della Francia a collaborare con altri paesi europei per creare un quadro di peacekeeping, trovando cruciale il supporto degli Stati Uniti.

Il presidente francese ha evidenziato che qualsiasi accordo di pace deve includere garanzie di sicurezza per l’Ucraina, mancanti nei precedenti trattati. L’eventuale forza di peacekeeping europea, principalmente discussa con il Regno Unito, non sarebbe dispiegata in prima linea ma agirebbe simbolicamente, solo qualora un accordo di pace tra Kyiv e Mosca fosse sottoscritto. Macron ha sottolineato la necessità di una pace solida e rapida, ma non a scapito di un accordo debole.

Rimane incerto se il Cremlino accetterebbe tale accordo, vista la storica opposizione ai peacekeeper. Inoltre, Putin potrebbe essere cauto riguardo alle dichiarazioni di Trump sulla possibilità di riconquistare parte del territorio da parte delle forze ucraine. Nonostante queste difficoltà, Trump e Macron hanno mostrato un certo cameratismo, cercando di rassicurare sulle divergenze di vedute riguardo alla politica ucraina. Trump ha lodato la sua “relazione speciale” con Macron, pur emergendo momenti di tensione, specie sulle modalità di supporto economico all’Ucraina, con Macron che ha sottolineato che l’aggressione è opera della Russia.

La discussione si è poi spostata sulla questione delle riparazioni e degli aiuti economici, con Trump che ha lamentato la somma ingente già destinata dagli Stati Uniti all’Ucraina, benché il Congresso abbia approvato un aiuto di gran lunga inferiore a quanto sostenuto da Trump. La percezione di un disaccordo tra i leader occidentali potrebbe complicare ulteriormente la ricerca di una pace duratura.

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