Nella città di Zarqa, situata in Giordania, un sole cocente illuminava un bulldozer solitario e alcune aste d’acciaio – ciò che restava di un cantiere ora fermo per la costruzione di una scuola incompiuta. I lavori di edificazione della Safed High School, progettata per accogliere oltre 1500 studenti, si sono arrestati all’improvviso alla fine di gennaio. Questo è accaduto dopo che gli Stati Uniti, il principale donatore di aiuti a livello globale, hanno bloccato i finanziamenti quasi ovunque, riservando poche eccezioni. Questo stop ai lavori ha avuto effetti immediati non solo su Zarqa, la seconda città più popolosa della Giordania e sede del primo campo profughi palestinese risalente agli anni ’40 ma anche sui suoi abitanti e sugli impiegati coinvolti nel progetto.
“Ci hanno licenziato all’improvviso”, ha dichiarato un ingegnere che ha preferito mantenere l’anonimato per parlare liberamente della situazione causata dal blocco degli aiuti. Il presidente Donald Trump, all’inizio del suo secondo mandato, ha interrotto $40 miliardi di fondi esteri e tali tagli avranno ripercussioni ben al di là del progetto scolastico, interessando seriamente la Giordania e molti altri paesi. Egitto, Israele e Giordania sono tra le nazioni in cui gli aiuti statunitensi giocano un ruolo cruciale: nel 2023, grazie all’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (USAID), questi paesi hanno ricevuto quasi $4 miliardi. Tale decisione rischia di indebolire una regione già segnata da instabilità politica e sfide economiche, come hanno osservato diversi analisti e funzionari umanitari a POLITICO.
La situazione potrebbe addirittura minare l’influenza degli Stati Uniti in Medio Oriente, dove tradizionalmente hanno cercato di mantenere rapporti di fiducia con gli alleati, promuovere la democrazia e prevenire la crescita di estremisti e insurrezioni. Anche altri paesi donatori hanno ridotto gli aiuti alla regione, specie il Regno Unito e alcuni stati europei, in parte per bilanciare la minaccia di tagli agli aiuti destinati all’Ucraina. L’amministrazione Trump ha sollevato preoccupazioni sul possibile allontanamento degli Stati Uniti dall’Europa, abbandonando il tradizionale supporto all’Ucraina a favore della Russia e minacciando i membri della NATO che non aumentano le loro spese per la difesa. Alcuni paesi hanno reagito rapidamente: il Regno Unito ha drammaticamente ridimensionato il suo budget per gli aiuti internazionali, portandolo al livello più basso degli ultimi 25 anni, per dirottare fondi verso la difesa. Anche il nuovo governo tedesco sta valutando tagli agli aiuti dopo storiche spese militari incrementate.
“È in atto una profonda ridefinizione del sistema di aiuti che avrà fondamentali ripercussioni sulle operazioni umanitarie”, ha affermato Delaney Simon, analista senior presso il Gruppo Internazionale di Crisi. Gli effetti di tali tagli saranno avvertiti anche in altri paesi: in Iraq, impegnato a ricostruire dopo l’occupazione americana; in Siria, guidata da un governo nuovo nel difficile contesto post-bellico; nello Yemen, ancora travagliato da una crisi civile decennale; e oltre, con il conflitto israelo-palestinese in corso. Amal Hamdan, che si è occupata di programmi per il monitoraggio elettorale in Iraq e Libano, ha definito la situazione “davvero preoccupante,” sottolineando l’importanza di questi aiuti per la stabilità e la democrazia in regioni in cui tali conquiste non sono mai garantite.