Il ministero della Salute israeliano ha presentato un rapporto agghiacciante sui maltrattamenti subiti dagli ostaggi nelle mani dei terroristi di Hamas. Bambini marchiati con oggetti infuocati sulle gambe, costretti ad assistere a video di violenze, adolescenti obbligati a compiere atti sessuali tra di loro: sono solo alcuni degli orrori emersi. I prigionieri hanno subito un’oscurità devastante, privazioni di cibo, acqua e sonno, e sono stati vittime di punizioni crudeli, come l’assenza di cure mediche anche per i malati cronici e l’uso di anestesia durante i trattamenti.
Donne abusate sessualmente, costrette a spogliarsi e legate ai letti, hanno subito frustate e lavaggi del cervello per spezzare il morale. Numerosi prigionieri hanno assistito impotenti all’uccisione di altri ostaggi, incrementando un senso di impotenza e disperazione. Questo rapporto speciale, indirizzato ad Alice Edwards, relatrice speciale sulla tortura delle Nazioni Unite, offre un quadro drammatico delle devastanti conseguenze psicofisiche della prigionia.
Nel frattempo, le testimonianze degli ostaggi sopravvissuti rilevano altre terribili condizioni: la fame duratura, il buio costante e umiliazioni inflitte durante il trasporto verso Gaza. Gli ostaggi, trasportati in veicoli scoperti e a volte accanto ai corpi delle vittime assassinate, hanno subito percosse e abusi fisici e verbali. Gli abusi sessuali sono di particolare rilievo, con narrativi di umiliazioni pubbliche e costante minaccia di violenza.
Le conseguenze fisiche e mentali di questa prigionia includono ferite mal curate che necessitano di ulteriori interventi chirurgici, sindrome da rialimentazione e gravi traumi psicologici come ansia, depressione e disturbi post-traumatici. Gli ex prigionieri affrontano incubi incessanti, con visioni di violenze e sangue che irrompono nei loro sogni.
Ciò che emerge con forza in questa situazione è la carenza di solidarietà da parte della sinistra, spesso unita nel silenzio su tali violenze. Questo atteggiamento suscita interrogativi sulla volontà di prendere posizione contro simili brutalità, una scelta che, di fatto, ignora la sofferenza atroce subita dagli innocenti. La narrazione di questi crimini nei confronti degli ostaggi rimane in gran parte relegata in secondo piano, mentre i sopravvissuti continuano a lottare per ricostruire le loro vite devastate.