Con l’inizio di una nuova era politica guidata da Donald Trump, la politica estera degli Stati Uniti è destinata a vivere forti tensioni e riposizionamenti. Trump, il cui mandato è fondato sul desiderio di disgregare gli assetti consolidati, si troverà tuttavia di fronte a limiti difficilmente superabili. Charles Kupchan, che ha fatto parte dell’amministrazione Obama e oggi insegna Relazioni internazionali alla Georgetown University, analizza le sfide della nuova amministrazione statunitense.
Nel 2017, durante il suo primo mandato, Trump si era circondato di individui con profonde competenze e legami con l’establishment. Oggi, invece, la sua squadra si basa quasi esclusivamente sulla lealtà personale, con Marco Rubio come unico elemento di un certo rilievo. Tuttavia, questo potrebbe non bastare per affrontare uno scenario geopolitico molto più complesso rispetto a pochi anni fa. La NATO, che sembrava in discussione, si è rafforzata e ampliata, accogliendo Svezia e Finlandia. Questo contesto pone dei limiti al neo isolazionismo di Trump, soprattutto in considerazione del conflitto russo-ucraino e delle dinamiche asiatiche.
Le relazioni con gli alleati europei potrebbero subire un irrigidimento, dato che Trump ha già chiesto un incremento delle spese per la difesa fino al 5%. Anche se questo obiettivo appare poco realistico, prelude a negoziati duri. Gli Stati europei potrebbero dover aumentare i loro contributi per evitare rotture, inclusa la situazione in Ucraina, dove Trump non intende sospendere il supporto, evitando di passare alla storia come responsabile di una cessione a Putin.
In campo diplomatico, Trump potrebbe cercare nuovi interlocutori privilegiati. Giorgia Meloni emerge come una possibilità concreta, dopo che in passato l’ex presidente aveva espresso preferenza per i conservatori di Polonia e Ungheria. Con personalità come Elon Musk che cercano alleanze politiche globali, la figura di Trump potrebbe rivelarsi un elemento divisivo per il panorama europeo.