La ripresa delle operazioni militari nella Striscia di Gaza ha spezzato il fragile cessate il fuoco durato poco più di due mesi. I recenti attacchi aerei hanno colpito diverse zone, tra cui il nord di Gaza, Gaza City, Deir al-Balah, Khan Younis e Rafah. Le bombe su Gaza hanno interrotto la relativa calma del Ramadan, causando un numero crescente di morti, stimato in oltre 200 vittime, secondo le autorità sanitarie gazawi controllate da Hamas. Questi dati, riportati dall’Afp, si basano sui registri di sette grandi ospedali e non tengono conto dei corpi portati in piccole cliniche.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha giustificato gli attacchi, citando l’assenza di progressi nei negoziati per prolungare il cessate il fuoco. Ha accusato Hamas di rifiutarsi di liberare ostaggi e di respingere le proposte di Steve Witkoff, inviato del presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Netanyahu ha dichiarato che Israele agirà con crescente forza militare contro Hamas.

Internamente, Netanyahu affronta crescenti tensioni, come la protesta programmata a Gerusalemme per il licenziamento del capo dello Shin Bet. Inoltre, il suo processo per corruzione è stato temporaneamente sospeso. La pressione dell’ultra destra, guidata dal ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, che invoca il ritorno delle operazioni militari a Gaza, è forte. Questo contesto coincide con il processo di trasformazione dell’esercito e la sfida di reclutare nuove leve, in particolare ortodossi haredim.

Sul fronte internazionale, i raid su Gaza coincidono con uno stallo nelle trattative con Hamas. Quest’ultimo chiede il rispetto degli accordi e l’avvio della seconda fase, mentre Israele preme per la liberazione di tutti gli ostaggi. Intanto, il piano di Trump, denominato Gaza Riviera, e la proposta araba di transizione politica sono al centro delle discussioni.

Washington ha aperto un canale diretto con Hamas, ponendo pressioni su Netanyahu. La rimozione di Adam Boehler dalle negoziazioni ha rafforzato il sentimento di tensione con Israele. Inoltre, la ripresa delle operazioni americane nello Yemen, sostenitore di Hamas, suggerisce una strategia più aggressiva verso Teheran e i suoi alleati, un approccio che apparentemente favorisce Netanyahu.

La popolazione della Striscia, oltre 2,3 milioni, è intrappolata in una crisi umanitaria. Circa un milione di bambini non ha accesso ai beni primari, una condizione che i nuovi raid cercheranno solo di peggiorare. Gli operatori umanitari sul campo avvertono della difficoltà crescente a sopportare ulteriori attacchi, mentre l’Idf emette nuovi ordini di evacuazione.

Questo scenario acuisce la tragedia degli ostaggi (24 ancora in vita su 59) e delle loro famiglie. Nonostante gli appelli ai negoziati, Israele insiste sul proseguimento delle operazioni fino al ritorno degli ostaggi, decisione che Hamas vede come una minaccia diretta per questi ultimi. L’Hostages and Missing Families Forum denuncia il rinnovato conflitto come pericoloso per gli ostaggi e chiede il ritorno al cessate il fuoco.

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