Un avvertimento significativo è stato lanciato all’amministrazione Trump da un alto funzionario dell’Unione Europea poco prima del suo insediamento alla presidenza. Stéphane Séjourné, capo dell’industria della Commissione europea, ha messo in evidenza l’impossibilità di incrementare gli investimenti europei nella difesa in presenza di una guerra commerciale scatenata dagli Stati Uniti. Sebbene concordi sulla necessità che l’Europa incrementi le proprie capacità difensive, Séjourné ha sottolineato che una disputa commerciale internazionale avrebbe effetti paralizzanti sui bilanci nazionali, impedendo l’aumento delle spese destinate al settore militare oltre la soglia del 3 percento.
Dall’inizio della sua carriera politica, Donald Trump ha criticato con veemenza i paesi europei, intimandoli a spendere di più per la propria difesa. Ha accusato gli Stati membri di aver sfruttato la protezione fornita dalla NATO, sostenuta principalmente dagli Stati Uniti, e ha perfino ventilato la possibilità di una ritirata americana dall’alleanza transatlantica. Attualmente la NATO esige che i propri membri destinino il 2 percento del loro prodotto interno lordo alla difesa; tuttavia, nel prossimo vertice di giugno a L’Aia, è probabile che questa cifra venga rivista al rialzo. Mark Rutte, Segretario generale dell’alleanza, ha segnalato che il nuovo obiettivo potrebbe superare il 3 percento.
Negli ultimi giorni, Trump ha avanzato la proposta che i paesi membri della NATO investano il 5 percento del PIL nella difesa, un aumento significativo che ha suscitato reazioni contrastanti. Se da un lato paesi come la Polonia e la Lituania appoggiano il suggerimento, considerato che già spendono più di altri alleati pro-capite per la difesa, dall’altro nazioni come l’Italia e la Germania lo hanno considerato irrealistico.
Una guerra commerciale, però, rischia di vanificare qualsiasi tentativo di riforma così ambiziosa. L’amministrazione Trump ha avanzato l’idea di introdurre misure protezionistiche, tra le quali spicca l’imposizione di tariffe universali sulle importazioni. Questa prospettiva è alimentata dalla frustrazione espressa dagli Stati Uniti per quello che è percepito come un limitato acquisto di auto e prodotti agricoli americani da parte dell’Unione Europea. La preoccupazione di Trump per l’abbondanza di automobili tedesche a Manhattan è emblematica di questa tensione commerciale latente.