Negli ultimi anni, l’Europa si è immersa in un’intensa competizione per cercare di stabilire un rapporto privilegiato con il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Questa sfida è stata resa evidente dall’incidente diplomatico tra Trump e il Primo Ministro danese, Mette Frederiksen. Durante una telefonata particolarmente accesa, il clima teso ha indotto Frederiksen a intraprendere un rapido tour in Europa, cercando di raccogliere supporto a Berlino, Bruxelles e Parigi contro le intenzioni americane sulla Groenlandia. In molti, infatti, temono che Trump possa imporre dure sanzioni tariffarie. Tuttavia, la questione fondamentale rimane se Trump sarà davvero disposto ad ascoltare questi leader. Esiste qualcuno a Bruxelles o in altre capitali europee che possa effettivamente catturare la sua attenzione?
I leader europei si stanno contendendo l’opportunità di mostrare come possano essere loro il tramite tra il controverso presidente americano e l’Unione Europea. Tuttavia, i segnali provenienti dall’inaugurazione di Trump mostrano un legame più stretto con politici di estrema destra piuttosto che con i tradizionali leader nazionali. POLITICO ha prodotto un’analisi per chiarire la posizione di diversi aspiranti “sussurratori di Trump” in Europa, valutandoli in base alla loro compatibilità con il presidente americano.
Tra questi, spicca la figura del Primo Ministro italiano, Giorgia Meloni, che sembra essere in pole position per l’attenzione di Trump. Meloni non solo è stata l’unico capo di governo dell’UE invitato all’inaugurazione di Trump il 20 gennaio, ma ha coltivato rapporti favorevoli con il presidente attraverso un incontro, facilitato da Elon Musk, a Parigi e una successiva discussione privata a Mar-a-Lago. Questa vicinanza dà a Meloni un vantaggio sul fronte dell’accesso rispetto ad altri leader europei come Emmanuel Macron o Olaf Scholz.
In termini di relazioni, il Ministro degli Esteri di Meloni è tra i pochi ministri dell’UE ad aver dialogato con il Segretario di Stato Marco Rubio fin dall’inizio dell’anno. Tuttavia, la profondità del legame di Meloni con Trump resta incerta, soprattutto considerando i suoi precedenti rapporti con l’amministrazione di Joe Biden. Un ulteriore svantaggio è rappresentato dalla spesa per la difesa dell’Italia, che è destinata a scendere sotto il 2% del PIL, significativamente al di sotto del 5% auspicato da Trump per le nazioni europee.
L’assidua competizione tra i leader europei per entrare nelle grazie di Trump prosegue con dinamiche complesse e spesso imprevedibili, delineando uno scenario politico particolarmente mutevole.