Mentre Donald Trump, il presidente eletto, si prepara ad ampliare l’impegno del suo partito per ridurre gli sforzi volti a rendere le aziende responsabili delle loro impronte ambientali, i rappresentanti repubblicani e i lobbisti d’impresa stanno cercando di intensificare gli attacchi contro il programma climatico dell’Europa. L’occupazione simultanea da parte dei repubblicani della Casa Bianca e di entrambe le camere del Congresso ha incoraggiato legislatori ed esecutivi a esercitare maggiore pressione sulle normative verdi dell’UE, ritenute una minaccia alla competitività con costi eccessivi. Le critiche, inoltre, trovano sempre maggiore eco anche oltre Atlantico.

Questa tensione non è una novità: l’amministrazione Biden ha già contrastato le extensive normative dell’UE. Tuttavia, con l’arrivo del dominio repubblicano a Washington, cresce la reazione contro le politiche climatiche europee, poiché Trump pianifica lo smantellamento dei progressi in questa direzione e un riassetto delle relazioni internazionali con alleati e rivali. “Trump mette l’America al primo posto,” ha dichiarato il deputato Andy Barr, membro del Committee per i Servizi Finanziari della Camera. Durante un incontro con funzionari europei, Barr ha criticato l’agenda climatica dell’UE, definendola come un esempio di regolamentazione straniera che penalizza gli Stati Uniti.

L’Unione Europea ha implementato leggi che obbligano le aziende a segnalare le loro emissioni e i rischi climatici, conosciute come CSRD. Inoltre, ha introdotto una legislazione sulla dovuta diligenza che impone di identificare e affrontare danni ambientali e sociali lungo le catene di approvvigionamento. Questo ha causato preoccupazione tra le imprese americane per le sue implicazioni legali e la portata globale. L’UE ha anche stabilito un sistema di classificazione delle attività economiche sostenibili, nota come tassonomia UE, che richiede a banche e investitori di rivelare in che modo i loro investimenti rispondono a criteri di sostenibilità ambientale.

Nel contesto attuale, la Commissione Europea ha annunciato l’intenzione di modificare tali leggi per semplificarle, al fine di migliorare l’economia locale e promuovere la competitività. Gli operatori economici statunitensi vedono ciò come un’opportunità per esercitare pressioni a Bruxelles e favorire modifiche a loro vantaggio. Cleo Rank, di InfluenceMap, ha affermato che aziende come JPMorgan e BlackRock hanno tentato di limitare le ambizioni del quadro finanziario sostenibile dell’UE.

La Camera di Commercio degli Stati Uniti guida le preoccupazioni, indicando al Congresso che le normative europee eccedono con conseguenze dirette sulla competitività delle aziende statunitensi. Tuttavia, c’è resistenza dall’interno del Parlamento europeo, preoccupato che una revisione potrebbe compromettere la coerenza istituzionale e la sicurezza giuridica. Manon Dufour, direttrice di E3G a Bruxelles, ha espresso timori su una potenziale revisione più ampia.

Sebbene la pressione da parte degli Stati Uniti sembri non alterare significativamente le decisioni dell’UE, la discussione sull’equilibrio tra regolamentazione ambientale e competitività economica è tuttora accesa. Emily Pierce, esperta in politica ambientale, suggerisce che l’UE possa usare questa fase di riflessione per cooperare per trovare soluzioni pragmatiche e transfrontaliere, necessarie per gestire le esigenze globali delle multinazionali in modo più efficiente.

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