Circondato da sostenitori che invece di moderare le sue decisioni hanno alimentato l’idea sconsiderata di simultanei conflitti con alleati e avversari, siano essi partner commerciali, militari o politici, Donald Trump ha causato danni significativi a livello nazionale e globale. Tuttavia, gli effetti non saranno abbastanza profondi da alterare sostanzialmente gli equilibri geopolitici. Anche un eventuale avvicinamento tra Europa e Cina, qualora si verificasse, sarebbe piuttosto limitato.
Secondo Ian Bremmer, esperto di politica internazionale di Eurasia, la gestione incauta del presidente americano ha inaugurato una crisi dagli effetti deleteri per la leadership degli Stati Uniti, i cui veri impatti si manifesteranno nel corso di un decennio, piuttosto che immediatamente. Xi Jinping potrebbe tentare di capitalizzare sui fallimenti di Trump e la perdita di fiducia negli Stati Uniti mostrandosi come un partner affidabile all’Europa, ma soluzioni complete sembrano lontane.
Nel panorama dei settori avanzati e strategici, come le tecnologie informatiche e l’intelligenza artificiale, la posizione degli Stati Uniti come partner preferito per l’Europa e i suoi alleati rimane indiscussa, nonostante gli sforzi di Trump per alienare gli amici. La collaborazione militare con la Cina resta impensabile, sebbene vi siano margini per rafforzare i legami commerciali, soprattutto grazie a una riduzione dei dazi, pur con la consapevolezza europea dei frequenti ricorsi al dumping da parte di Pechino.
Sul versante finanziario, la leadership del dollaro non è immediatamente esposta a rischio. La non convertibilità dello yuan e la stagnante crescita economica dell’Europa impediscono rivolgimenti rapidi. Trump, però, con le sue decisioni politiche incautamente, ha compromesso la credibilità degli Stati Uniti in un modo che avrà un costo a lungo termine.
Anche se il danno è stato ridotto dalla recente temporanea esenzione sui dazi e dalla mancata sanzione sui prodotti tecnologici, le strategie protezionistiche adottate rappresentano ancora una delle manovre più incisive nella storia americana, mettendo a dura prova il commercio su scala globale.
La riduzione dei dazi su certi prodotti può sembrare un primo passo verso la distensione, ma una vera riconciliazione tra Stati Uniti e Cina sembra ancora lontana, richiedendo un incontro diretto tra i leader delle due nazioni, evento che Xi Jinping non sembra considerare vantaggioso in questo momento.
Il cambio di rotta di Trump sui dazi ha colto di sorpresa molti osservatori. L’influenza decisiva sembra provenire più dall’impatto immediato e visibile delle critiche ricevute da figure di spicco del mondo economico, piuttosto che da calcoli ragionati sui mercati finanziari. L’influenza di questi individui, da Dimon a Musk, ha sortito l’effetto desiderato sugli schermi domestici del Presidente, spingendolo a riconsiderare alcune delle sue politiche più rigide.