A Chisinau, l’Ucraina si trova a dover reagire alle tensioni e incertezze che dominano il panorama internazionale. Per il presidente Volodymyr Zelenskyy e il suo governo è fondamentale dimostrare fermezza, innanzitutto con i partner europei e con l’amministrazione statunitense. Le adesioni alla NATO risultano purtroppo ancora irraggiungibili, rendendo dunque imperative alternative capaci di garantire sicurezza e autonomia. Tra queste, la proposta di un esercito composto da oltre un milione e mezzo di uomini e una rete di basi missilistiche in grado sia di difendersi, sia di rispondere alle aggressioni russe.

La storia ricorda gli accordi di Budapest del 1994, dove l’Ucraina rinunciò al suo arsenale nucleare in cambio di garanzie territoriali, un patto che il presidente russo Vladimir Putin ha violato più volte negli ultimi anni. In risposta, si discute oggi a Kiev di un programma di riarmo nucleare efficiente e rapido, come sostiene anche Mikhailo Podolyak, consigliere di Zelenskyy, il quale vede nella deterrenza nucleare una soluzione alle minacce di Mosca.

Nelle recenti discussioni internazionali, Zelenskyy ha messo in risalto la necessità di garanzie di sicurezza per avviare qualsiasi dialogo con la Russia. In effetti, la presidenza ucraina fa leva sulla cooperazione militare con gli Stati Uniti, nonostante il presidente americano Donald Trump sembri ancora fiducioso di un accordo con Putin, che Zelensky ritiene un interlocutore inaffidabile.

Nel contempo, il premier Denys Shmyhal avanza la proposta di un esercito comune europeo, basato sulle competenze sviluppate dalle forze armate ucraine. I progressi tecnologici non mancano: la produzione di droni, per esempio, è un settore in netta espansione e rappresenta un punto di forza.

L’Italia, attraverso la voce della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha ribadito il proprio sostegno all’Ucraina, esprimendo solidarietà al governo di Kiev nel corso di una telefonata con Zelenskyy. La richiesta di una risposta forte e coordinata da parte dell’Europa è oggi più che mai pressante.

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