In uno scenario internazionale sempre più complesso, una nuova alleanza di paesi emerge in risposta a una delle più gravi crisi di sicurezza dell’Europa moderna. Donald Trump, allineando apertamente gli Stati Uniti con il Cremlino e criticando duramente il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy, ha provocato un’inedita reazione tra gli ex alleati statunitensi. Questi paesi, tradizionalmente collegati in maniera inscindibile a Washington, stanno ora riconsiderando i fondamenti delle loro relazioni mentre l’America si avvicina alla Russia e intensifica le tensioni con gli alleati NATO.

Il presidente francese Emmanuel Macron ha svolto un ruolo centrale radunando i leader di questa nuova coalizione, molti dei quali hanno partecipato tramite videoconferenza. L’incontro aveva lo scopo di discutere come affrontare il nuovo assetto geopolitico delineato dalle decisioni di Trump. Inizialmente composto da Francia, Regno Unito, Polonia, Germania, Italia, Spagna, Paesi Bassi e Danimarca, insieme ai vertici di NATO e Unione Europea, entro la metà della settimana il gruppo si era espanso includendo 19 nazioni, tra cui il Canada e paesi non UE come Norvegia e Islanda.

Macron, nel corso delle discussioni, ha apertamente sfidato la visione di Trump, affermando che l’aggressione russa è all’origine del conflitto, ribadendo l’importanza di garantire la sicurezza all’Ucraina e sottolineando l’inaccettabilità di negoziati tra Stati Uniti e Russia senza il coinvolgimento dei leader europei. “Le preoccupazioni degli europei devono essere prese in considerazione”, ha insistito il presidente francese.

Questa nuova configurazione di paesi, come osservato da Luuk van Middelaar dell’Istituto di Geopolitica di Bruxelles, segna un cambiamento paradigmatico. La convocazione avvenuta dopo l’ultima conversazione tra Trump e Putin è indicativa della velocità con cui mutano gli equilibri globali. Sebbene molteplici paesi partecipanti sovrappongano la loro appartenenza alla NATO e all’UE, si notano importanti assenze come quella degli Stati Uniti, dell’Ungheria, della Slovacchia e della Turchia.

La NATO tradizionalmente avrebbe fatto da palco per affrontare tali questioni di sicurezza, specialmente riguardanti il conflitto ucraino. Tuttavia, l’avvicinamento di Trump verso Mosca e gli attacchi a Zelenskyy hanno stimolato la ricerca di nuove piattaforme di collaborazione tra paesi occidentali. Radosław Sikorski, ministro degli Esteri polacco, apprezza il dialogo tra partner amichevoli in momenti di crisi, riconoscendo il valore di queste interazioni.

Il quadro emerso a Parigi rappresenta di fatto un format simile a un “gruppo di risposta alla crisi”, come descritto da van Middelaar, il quale sottolinea l’equilibrio necessario tra inclusività e rapidità d’azione. Sebbene non vengano prese decisioni formali, questi incontri sono fondamentali per preparare azioni future.

La nascita di questo gruppo marcante, corroborata da strutture come il formato “Weimar” o il gruppo nordico-baltico, mette in luce l’incapacità dell’UE di gestire adeguatamente la crisi. Solitamente, i leader si riuniscono nel Consiglio europeo per affrontare problemi comuni, ma attualmente non si è tenuto un incontro formale per timore di mancati risultati concreti. In questo contesto, gli ambasciatori UE hanno comunque discutito su supporti all’Ucraina nel Coreper, trovandosi però a rincorrere le decisioni prese dai leader nazionali in questi nuovi forum.

In sostanza, questa emergente coalizione rappresenta un cambiamento significativo nelle alleanze tradizionali, operando al di fuori delle strutture usuali dell’Unione europea e della NATO e rafforzando la cooperazione tra Paesi in un tempo di crescente incertezza geopolitica.

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