Nel 1997, a Budapest si è tenuta il primo Gay Pride dopo la caduta della Cortina di Ferro, segno di una nuova era di libertà e diritti in Ungheria. Tuttavia, quasi tre decenni più tardi, il panorama politico nel paese è drasticamente cambiato. Sotto la guida del primo ministro Viktor Orbán, l’Ungheria è diventata il primo paese dell’Unione Europea ad adottare misure per vietare a livello nazionale tali manifestazioni.

Alla fine di febbraio, l’amministrazione guidata da Orbán ha reso noto l’intento di proibire le dimostrazioni di orgoglio “in forma pubblica”. Lunedì, il partito Fidesz di Orbán ha avanzato un emendamento alla Legge dell’Assemblea, che renderebbe illegale organizzare riunioni in violazione del divieto previsto dalla Legge sulla Protezione dell’Infanzia. Questa modifica è stata approvata martedì nel parlamento ungherese grazie al sostegno di Fidesz e di altri parlamentari di estrema destra. Gli esponenti liberali hanno reagito interrompendo la sessione con l’uso di fumogeni.

Gli oppositori dei Gay Pride – e della comunità LGBTQ+ in senso più ampio – argomentano spesso che la loro visibilità costituisce un pericolo per i bambini, talvolta cercando di associarli, ingiustamente, alla pedofilia. Gli organizzatori delle marce avvertono del rischio di una deriva autoritaria, sottolineando come la proibizione delle parate possa rappresentare un pericoloso indebolimento della democrazia. Budapest Pride ha definito queste misure come fasciste, sostenendo che Orbán, preoccupato per il consenso elettorale, stia cercando di attrarre voti dall’estrema destra ungherese in vista delle prossime elezioni, previste per l’aprile 2026.

Nonostante Orbán sia al potere da 15 anni, il partito Fidesz ha iniziato a prendere di mira le politiche legate alla comunità LGBTQ+ solo negli ultimi cinque anni, coincidenti con un radicale spostamento del partito verso l’estrema destra. Nell’estate del 2020, il governo ha revocato il riconoscimento legale delle persone transgender e un anno dopo ha introdotto la “Legge sulla Protezione dell’Infanzia”, in un clima sempre più ostile alla comunità LGBTQ+. Questa legge limita la libertà di educazione sessuale, equipara la comunità LGBTQ+ alla pedofilia, vieta l’adozione da parte di coppie dello stesso sesso e controlla con rigore i contenuti mediali – misure che richiamano quelle adottate dalla Russia contro le minoranze sessuali.

La protezione dei minori viene indicata come giustificazione di tali misure. Máté Kocsis, leader del gruppo parlamentare del Fidesz, ha dichiarato recentemente che proteggere i bambini è fondamentale in tutte le circostanze, sottolineando le potenziali conseguenze negative del Gay Pride sulla società. Tuttavia, queste affermazioni nascondono un clima di crescente intolleranza e discriminazione che rischia di isolare ulteriormente la comunità LGBTQ+ e di compromettere le libertà fondamentali nel paese.

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