A Parigi si è svolta una cruciale riunione tra i leader europei, convocata dal Presidente francese Emmanuel Macron, con l’intento di costruire un’unione di intenti sulla crisi ucraina. Tuttavia, l’incontro si è concluso senza un accordo unanime, soprattutto riguardo all’invio di truppe in Ucraina per garantire un eventuale accordo di pace. Questo tentativo di Macron di rafforzare una posizione coesa in Europa è emerso in risposta alle preoccupazioni crescenti sulla strategia del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, la cui amministrazione stava avviando negoziati con la Russia sulla questione ucraina, escludendo però coinvolgimenti diretti di rappresentanti europei o ucraini.
Dopo una lunga discussione di 3,5 ore presso il Palazzo dell’Eliseo, il summit si è concluso senza raggiungere soluzioni concrete. Un esito definito deludente dal Primo Ministro polacco Donald Tusk, evidenziando la prospettiva che tali incontri raramente portano a decisioni decisive. I leader all’incontro hanno ribadito l’importanza di sostenere l’Ucraina sul piano della difesa, ma non hanno elaborato nuove strategie comuni né risolto la questione dell’invio di truppe.
La posizione principale di discordia è stata proprio la possibilità di schierare forze europee per monitorare un eventuale accordo di cessate il fuoco. La proposta francese, supportata anche dal rappresentante britannico Keir Starmer, trova un limite nel bisogno di un coinvolgimento degli Stati Uniti che Trump ha escluso, negando l’ingresso dell’Ucraina nella NATO e il dispiegamento di forze statunitensi. Gli Stati Uniti avevano richiesto ai paesi europei di esprimere cosa fossero disposti a mettere sul tavolo per far rispettare una pace e in che modo prevedessero il ruolo degli Stati Uniti, ma su questo tema non si è raggiunto alcun consenso.
La Polonia, un partner chiave a causa della sua vicinanza geografica e del forte legame con l’Ucraina, ha espresso scetticismo riguardo al dispiegamento delle sue truppe, a causa delle priorità di difesa nazionale legate alle loro frontiere con la Russia e alleate come la Bielorussia. Tusk ha chiarito che la capacità polacca di partecipare è limitata dalle necessità già richieste dalle sue posizioni strategiche.
Parallelamente, la cancelliera tedesca Olaf Scholz ha descritto come premature e inappropriate le discussioni sull’invio di peacekeeper, ribadendo la necessità di circospezione mentre il conflitto è ancora in corso. Anche la Premier danese Mette Frederiksen ha sottolineato la complessità della situazione e la quantità di dettagli che necessitano di chiarimento prima di prendere qualsiasi decisione militare.
L’incontro non ha pertanto creato l’unità sperata e ha lasciato aperte molte questioni su come l’Europa intenda affrontare la questione della sicurezza nel contesto della guerra in Ucraina, mentre lo scenario geopolitico continua a essere in evoluzione.