Nel secondo mandato di Ursula von der Leyen come presidente della Commissione europea, un cambio di rotta significativo ha preso piede con l’avvio di un deciso sforzo di deregolamentazione, avviato quasi in sordina a Bruxelles. Sollecitata dalla pressione dei governi di destra, von der Leyen ha delineato un programma orientato alla riduzione della burocrazia per rendere l’economia del continente più allettante. POLITICO ha indagato la questione intervistando diverse figure afferenti al panorama politico di Bruxelles, dai funzionari della Commissione ai parlamentari europei, passando per diplomatici nazionali e rappresentanti di industria e ONG.
Quello che emerge è un ambizioso e rapido piano, concepito in modo centralizzato, volto a “semplificare” le norme dell’Unione Europea e a snellire le regolamentazioni considerate onerose per le imprese, favorendo così una maggiore competitività industriale a scapito delle priorità ambientali. Questo repentino cambio di priorità ha sollevato preoccupazioni circa la trasparenza delle operazioni a Bruxelles, con funzionari della Commissione che si sono detti scoraggiati nel vedere anni di lavoro cancellati in un colpo solo.
Il percorso di deregolamentazione di von der Leyen è stato avviato a Budapest, dove dopo un incontro con i capi di governo europei ha annunciato un sostanziale cambiamento nella politica ambientale, annullando di fatto molti dei progressi ottenuti nel suo primo mandato. Il suo piano prevede una proposta di legge “onnicomprensiva” finalizzata a semplificare regolamenti per rendere le aziende responsabili dei danni ambientali e sociali, pur mantenendo formalmente inalterate le leggi esistenti. Tuttavia, critici avvertono che il riaprire questi dossier potrebbe di fatto indebolire le normative.
La mossa repentina ha colto di sorpresa molti, tra cui alcuni funzionari della Commissione che hanno appreso del nuovo piano soltanto durante il discorso a Budapest. Da allora, l’iniziativa di “semplificazione” si è ampliata sino a prevedere almeno cinque grandi proposte legislative entro il 2025 e l’eliminazione di proposte ritenute troppo gravose. Tuttavia, parlamentari europei come Aurore Lalucq hanno espresso preoccupazione per essere stati tenuti all’oscuro di queste manovre.
Documenti interni trapelati mostrano spazi vuoti laddove dovrebbero esserci dettagli sui piani di semplificazione, segnalando una comunicazione interna insufficiente e un’incertezza persino tra gli stessi funzionari sui contenuti effettivi delle proposte in fase di sviluppo. Tale stato di cose mette in luce un clima di frustrazione e opacità nella gestione delle nuove direttive.
Nonostante le critiche mosse da varie parti, ci sono stati anche esponenti in favore di questa rapidità di azione. Jean-Paul Servais ha dichiarato che la velocità è cruciale, soprattutto in un contesto come quello attuale. Supporto arriva anche dalla presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, che assieme a von der Leyen ha sottolineato l’importanza strategica della semplificazione per la competitività economica dell’Europa.
Il cammino intrapreso da von der Leyen, se mantenuto, potrebbe segnare un punto di svolta per l’UE nel panorama globalizzato, anche se i metodi adottati sollevano dubbi su democrazia e trasparenza che potrebbero minacciare la fiducia nelle istituzioni europee se non gestiti con cura.