Camilla Mancini, figlia del noto allenatore Roberto Mancini, ha sempre portato con sé il peso di un’infanzia segnata da una paresi al lato destro del viso e dalle esperienze di bullismo. Nel suo libro “Sei una farfalla”, pubblicato da Mondadori, ha deciso di aprirsi completamente, raccontando le sfide che ha dovuto affrontare e come queste abbiano scolpito la sua esistenza.
Durante un’intervista, Camilla ha rivelato che, da adolescente, era solita fotografarsi coprendo il lato destro del volto con il telefono. Tale gesto era una reazione alla condizione che aveva contribuito a farla sentire diversa. I suoi genitori, contrariati da questo comportamento, le dicevano che non c’era bisogno di nascondersi, sottolineando la sua bellezza. Quelle parole erano forse un tentativo di infonderle sicurezza, ma il desiderio di celare il suo “difetto” era forte. Paradossalmente, nascondere il viso era un modo per enfatizzare ciò che cercava di non mostrare.
Gli anni più difficili per Camilla sono stati quelli dell’infanzia. Ricorda che, giunta alla scuola primaria, i suoi compagni la escludevano dai giochi a causa della sua diversità, facendola sentire diversa per la prima volta. Quelle parole e quei gesti l’hanno profondamente segnata, portandola a rivolgersi ai genitori con domande sul perché della sua condizione. È stato attraverso un percorso di psicoterapia che Camilla ha cominciato a rinascere e a ritrovare fiducia in se stessa. Ha imparato a guardarsi con altri occhi, apprezzando la sua unicità.
Il peso del suo cognome è un altro capitolo importante della sua vita. Camilla ha vissuto il rapporto con il padre con sensazioni contrastanti, dettate dalla sua assenza dovuta agli impegni lavorativi. Un tempo avrebbe desiderato maggiore presenza, ma crescendo ha compreso che la lontananza fisica non implica necessariamente un distacco emotivo. Ora tra loro c’è una grande complicità, una sintonia che è maturata col tempo.
Il cognome Mancini, se da un lato ha aperto porte, dall’altro ha creato dubbi e incertezze nell’identità di Camilla. Spesso si è interrogata se le persone fossero attratte dalla sua persona o dal prestigio legato al suo cognome. È un dilemma comune a molti figli di personaggi pubblici, quello di cercare di comprendere chi siano realmente, al di là della notorietà della loro famiglia.
Attraverso il suo libro, Camilla offre un racconto sincero del suo percorso, riflettendo sul dolore e le vittorie personali. La sua storia diventa così un messaggio di resilienza, un invito a scoprire la bellezza nelle proprie imperfezioni e a trovare la propria strada nonostante i pesi che la vita impone.