La nuova vita di Lele Mora si svolge tra le bancarelle del mercato di Piazza Benefica a Torino, dove commercia pellicce. Un cambiamento sorprendente per colui che fu uno dei manager più influenti nel mondo dello spettacolo dei primi anni Duemila, noto per organizzare eventi spettacolari in location esclusive come la Costa Smeralda. In un’intervista rilasciata a La Stampa, Mora ha condiviso i dettagli del suo percorso di rinascita, lontano dai riflettori ma a contatto con la gente comune.
Dario Gabriele Mora, questo il suo vero nome, si è trovato coinvolto in diverse vicende giudiziarie che ne hanno segnato la carriera. Tra le varie condanne, quella per evasione fiscale e bancarotta fraudolenta lo ha condotto a scontare una pena detentiva di sei anni, trascorsi presso la comunità Exodus diretta da don Antonio Mazzi. Nonostante l’incredibile cambio di ruolo, l’ex manager ha dichiarato di sentirsi realizzato nel suo nuovo lavoro.
Nel suo chiosco al mercato, le pellicce di Mora presentano prezzi che oscillano tra i 2.000 e i 5.000 euro. Tuttavia, spesso vengono proposte a un costo ribassato: “Basta vendere uno o due capi e la giornata è risolta,” ha spiegato. Pur essendo un mestiere ben distante dalle luci della ribalta, Mora si definisce un uomo sereno, circondato dall’affetto dei suoi amici e della famiglia, di cui è bisnonno.
Benché richiesto dal mondo della televisione, Mora preferisce evitare apparizioni pubbliche che potrebbero condurlo a discutere del suo legame con figure come Silvio Berlusconi, ritenendolo fuori luogo. Quando gli viene richiesto un selfie, accetta volentieri, vedendo in ciò un modo di comunicare appreso da chi considera un maestro, lo stesso Berlusconi. “Sono certo che il Cavaliere mi osserva con orgoglio,” ha commentato con nostalgia.
Così, tra ricordi del passato e sguardi al futuro, Lele Mora traccia un nuovo solco nella sua esistenza, trovando gratificazione in un lavoro apparentemente semplice ma che gli consente di restare in contatto con le persone, un aspetto che ha sempre apprezzato.
