Il 21 dicembre 1991, Cinzia Leone, allora nel pieno della sua carriera, fu colpita da un improvviso malore durante la prima del film “Donne con le Gonne”, di cui era protagonista. Quel giorno, la trentaduenne artista avvertì un forte mal di testa, ma fu la madre a convincerla a partecipare all’evento: “È il tuo lavoro, prendi un taxi e vai al cinema”. Durante la serata, il regista Francesco Nuti si accorse della gravità della situazione e decise di portarla immediatamente in ospedale, evitando di attendere l’arrivo dell’ambulanza. Un’azione che si rivelò provvidenziale, dato che Cinzia stava subendo un aneurisma ed era già in fase di emorragia.
Il percorso di guarigione fu lungo e complesso. Dopo l’intervento chirurgico, avvenuto negli Stati Uniti, tornò in Italia per iniziare la riabilitazione. In quel periodo, la riscoperta delle piccole cose, come ascoltare musica e immaginarsi danzare e camminare, furono fondamentali per il recupero. La mente divenne il punto di partenza per il suo cammino verso la normalità. Racconta che il ritmo della musica rappresentava per lei il ritmo stesso della vita. Una logopedista, un giorno, commentò stupita che la clinica era in subbuglio perché la vedevano ballare nel parcheggio.
Per Cinzia Leone ci sono voluti trent’anni per ritrovare la sua identità e la piena mobilità del corpo. Parlando dell’esperienza nella trasmissione “La volta buona”, si commosse. “La vita non è ferma, la vita è mossa”, dichiarò, sottolineando come il passare da momenti gioiosi a quelli di intensa emozione fosse ormai un aspetto normalizzato dalla sua esperienza. Attraverso queste storie autentiche, raccontate anche in televisione, si ricorda che la vita è in continuo movimento, mai statica. La vita stessa, con le sue sfide e momenti di rinascita, è rappresentata da queste oscillazioni che Cinzia Leone ha imparato ad affrontare e condividere.