Valeria Bruni Tedeschi si trova al centro della scena durante il suo incontro con Francesca Fagnani, affrontando temi di un certo spessore e parecchio personali. Durante la puntata di “Belve” del 10 dicembre 2024, la nota attrice italiana riflette su se stessa con una frase d’apertura che cattura subito l’attenzione: “Sono un leone, ma quello che mi sento io è un insetto”.

La conversazione si sviluppa lungo un percorso che porta a scoprire lati nascosti della sua vita. Valeria confessa di essere una “brava bugiarda” e di possedere un carattere “brusco”. Si riconosce anche come autodistruttiva e parla di un’angoscia che l’ha sempre accompagnata fin dall’infanzia, descrivendola come un’angoscia paradossalmente gioiosa. Non teme di ammettere il proprio tratto più negativo: l’ipocrisia. Ritiene di non avere sempre il coraggio di esprimere la verità e riconosce momenti in cui cede a questo difetto.

Un episodio leggero che suscita ilarità riguarda le sue superstizioni particolari: calcoli con i numeri, le addizioni, nonché il piede con cui è solita iniziare a camminare. Afferma che queste manie svaniscono solo di fronte a eventi straordinari, come cataclismi o gravi emergenze mediche.

Il dialogo tratta anche argomenti familiari, tra cui il legame con la sorella Carla Bruni. Valeria ricorda il momento in cui scoprì che Carla non è figlia del loro padre. Fu un reale shock per lei, appreso mentre mangiava un mandarino il giorno del suo trentesimo compleanno. Non manca di menzionare come questa verità ha influenzato il loro rapporto: Carla rappresenta una parte significativa della sua vita.

Il racconto dell’attrice include un evento traumatico da bambina, rivelando di esser stata vittima di abuso all’età di sette anni. In un tempo in cui questi crimini non venivano presi sul serio, Valeria e la sua amica trovarono sollievo nel condividersi il loro dolore: il primo “me too” che entrambi pronunciarono.

Riguardo ai riconoscimenti e al successo, Valeria ammette di avere un rapporto complesso con i premi e la popolarità, apprezzando la possibilità di nuove esperienze ma temendo la loro volatilità. Inoltre, le dispiace essere percepita come capricciosa, ammettendo che le piace avere il controllo, sia nel cinema che nella vita privata.

Dall’altra parte, registra il dolore inflitto ad alcuni, tra cui la sorella Carla, attraverso i suoi film, comprendendo che l’arte per lei è la reinterpretazione della realtà, anche a costo di ferire chi ama.

A livello personale, si definisce non particolarmente bella, ma trova la sensualità nella gioia, un concetto che abbraccia totalmente. Celebra momenti di risate, così sincere da portarla quasi a svenire.

Una parte dell’intervista si sofferma sulla vita sentimentale con l’attore Sofiane Bennacer, più giovane di 33 anni. Affronta anche il tumulto mediatico legato alle accuse di stupro nei suoi confronti, criticando il modo in cui è stato gestito il principio di presunzione di innocenza, osservando una deriva del movimento #metoo, specialmente nel contesto francese, limitato di fatto a determinati ambienti come il cinema e il teatro.

Valeria Bruni Tedeschi non evita di toccare il tema delle trasgressioni giovanili, raccontando di aver fatto uso di varie droghe, tra cui l’eroina, sostanza che trovò incredibile, ma decise di abbandonare considerando le gravi implicazioni letali, sperimentate in prima persona attraverso la tragica morte di un ex compagno.

Con l’atteggiamento aristocratico ma al contempo disastrato, Valeria Bruni Tedeschi si presenta come un’attrice che affronta la propria esistenza con la stessa intensità di un film senza sceneggiatura scritta, affrontando le sfide con un peculiare mix di vulnerabilità e determinazione.

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