L’idea di vedere Valeria Bruni Tedeschi recitare accanto a sua sorella Carla Bruni in un film è un sogno condiviso da molti, ma destinato a rimanere irrealizzato. Allo stesso modo, anche la possibilità di vedere l’ex Première Dame di Francia diretta dalla regista della famiglia sembra improbabile. È la stessa Valeria a confermare ciò in un’intervista a La Stampa, dove rivela il rifiuto di Carla di sottoporsi alla sua direzione: “Non vuole assolutamente che io la diriga”, ammette l’attrice e regista, sottolineando di aver provato più volte a convincerla senza successo.
La collaborazione mancata non è legata alla professionalità di Carla, che ha già lavorato con registi di calibro come Woody Allen, in cui era splendida, ma piuttosto a ragioni personali legate alla loro infanzia. Valeria racconta con un sorriso di quando, da bambine con soli tre anni di differenza, la sua presenza fosse tanto influente su Carla: “Fino ai 12 anni l’ho praticamente torturata,” ricorda. La severità con cui trattava la sorella minore si esprimeva anche quando le permetteva di unirsi a lei e ai suoi amici, a patto che Carla mantenesse una certa distanza. E ancora, durante le lezioni scolastiche, se Carla rispondeva correttamente a una domanda di matematica, Valeria iniziava a prenderla in giro con nomignoli ispirati alle sue bambole dai capelli rossi.
Questo tipo di comportamento ha consolidato in Carla la determinazione a non ricevere mai ordini dalla sorella maggiore. Valeria stessa riconosce che, in qualche modo, ha ricoperto il ruolo di una madre severa per Carla. Tra i numerosi ricordi d’infanzia, Valeria rammenta anche le particolari notti di Natale: mentre aspettavano impazienti l’arrivo dei regali, approfittava di quei momenti per impartire alla sorella “lezioni di sesso”, spiegandole la nascita dei bambini o come si dava un bacio, come se fossero racconti a puntate che accompagnavano l’attesa del Natale.
La complessità del loro rapporto, segnata da rigore e scherzoso dileggio, pare quindi aver tracciato una linea ben definita tra loro, che né i ricordi né l’esperienza cinematografica sembrano destinati a cancellare.