Chiara Gamberale, in “Dimmi di te”, rivolge una domanda carica di significato alle figure che hanno popolato il suo passato, persone che hanno lasciato un segno nella sua fase giovanile ma che, nel tempo, si sono perse nel percorso della vita. Queste persone, un tempo importanti, sono state rintracciate grazie ai social media, in uno sforzo di riconnessione e comprensione del proprio cammino esistenziale.

L’intento di Gamberale con questo romanzo, pubblicato da Einaudi, è chiaro: esplorare il suo passato per comprendere meglio se stessa e il viaggio accidentato verso la maturità. Attraverso il dialogo con vecchi amici, primi amori e conoscenze perdute, cerca di capire se anche loro hanno affrontato le sfide dell’età adulta e dell’evoluzione personale.

Il libro è un esempio incisivo di scrittura introspettiva e non convenzionale. L’autrice tratta la necessità di vivere seguendo un percorso personale, anche a costo di sfidare le norme sociali, accanto ai doveri verso la figlia, una bambina di sei anni avuta in condizioni adolescenziali. Questa condizione scatena dubbi e paure in Gamberale, che si autodefinisce una “bambina marcia”, ovvero una donna maturata tardi e male.

Il potere salvifico di queste interviste risiede nell’incontro di Chiara con persone che, come lei, potrebbero aver percorso un sentiero difficile. Quella che potrebbe sembrare una semplice curiosità diventa così un modo per fare i conti con ciò che è lei oggi, grazie anche all’illuminante coincidenza di ritrovare un vecchio compagno di scuola, ispirandola a contattare le sue “stelle polari”.

Durante questo viaggio di riscoperta, Chiara non pone domande su se stessa, ma attraverso le storie di Raffaello, Ivan, Riccarda, Stefano, cerca di trovare una direzione che le permetta di mantenere un equilibrio tra la sua persistente adolescenza e le responsabilità di una donna adulta e madre.

In poco più di duecento pagine, la narrazione fluida di Chiara Gamberale intreccia emozioni e sentimenti, mettendo a nudo le sue insicurezze e aspirazioni. La sua instabilità emotiva diventa uno specchio di quella di molte persone tra i trenta e i quarant’anni, in cerca di un equilibrio tra ciò che sognavano di essere e ciò che sono diventati. Attraverso questo racconto, si svela una generazione in bilico, alla ricerca di stabilità e identità personale.

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