Per oltre settant’anni, la Svezia è stata pioniera nell’introduzione dell’educazione sessuo-affettiva come disciplina obbligatoria, aprendo un dibattito su come tale educazione possa influenzare la società. Flavia Restivo analizza approfonditamente questo modello nel suo libro “Gli svedesi lo fanno meglio”, ponendo in luce l’importanza dell’istruzione come mezzo per modificare i comportamenti sociali. Contrariamente alla Svezia, l’Italia non include l’educazione sessuo-affettiva tra le materie obbligatorie, restando uno dei pochi paesi europei senza una regolamentazione formale in tal senso. Il recente disegno di legge del 7 marzo scorso, pur introducendo l’ergastolo per il femminicidio e inasprendo le pene per reati di stalking e revenge porn, omette l’inclusione di misure preventive contro la violenza di genere.
Eugenia Roccella, ministra delle Pari Opportunità, sostiene che non vi sia correlazione tra l’educazione affettiva e la riduzione dei femminicidi. Tuttavia, questa opinione ha innescato un acceso dibattito politico. Restivo, nel suo libro, evidenzia che sebbene in Svezia non si sia assistito a una drastica riduzione dei femminicidi, l’educazione sessuo-affettiva ha comunque contribuito a scalfire la cultura patriarcale, uno dei fattori chiave alla base di tali reati. Malgrado ciò, i femminicidi in Svezia sono meno frequenti rispetto all’Italia, suggerendo un potenziale beneficio dall’approccio educativo adottato.
Tra i risultati tangibili dell’approccio svedese si annoverano una maggiore propensione alla denuncia delle violenze e una ridotta incidenza di gravidanze indesiderate tra i giovani: solamente 4 su 1000 ragazze, rispetto alle 17 del Regno Unito. L’uso dei contraccettivi è ben più diffuso rispetto all’Italia, dove solo il 40% dei giovani li utilizza. In Svezia, il congedo parentale ampio e retribuito presente per entrambi i genitori ha favorito una partecipazione lavorativa più equa tra le donne, con l’80% delle madri impiegate, rispetto al 40% in Italia.
L’educazione paritaria è introdotta fin dalla prima infanzia, superando vecchi stereotipi di genere e promuovendo una maggiore libertà di scelta. Tuttavia, nonostante l’ambiente favorevole, la partecipazione delle ragazze svedesi ai corsi universitari STEM resta limitata, rivelando che il cambiamento culturale richiede tempo e sforzi continui. Iniziative come il Tekla Festival cercano di stimolare l’interesse delle giovani donne verso le scienze.
Nel contesto italiano, Matteo Salvini propone di iniziare l’educazione sessuale solo dai 14 anni, ma Restivo argomenta che la formazione dovrebbe cominciare già nella prima infanzia. In Svezia, l’educazione è specificamente adattata all’età dei bambini: nelle scuole materne si lavora sulla corporeità e sul riconoscimento delle emozioni, mentre nelle scuole elementari si introducono il concetto di privacy e rispetto del proprio corpo, promuovendo relazioni consapevoli e strumenti di tutela personale.
L’educazione sessuo-affettiva comprende anche lo sviluppo emozionale, contribuendo a diminuire fenomeni come il bullismo. Questo approccio inclusivo ed educativo, in cui si introduce il pronome neutro “hen” nei programmi scolastici, favorisce un ambiente di crescita meno vincolato agli stereotipi di genere e più inclusivo. In Italia, invece, l’assenza di una educazione strutturata nel contesto scolastico spesso spinge i giovani a cercare informazioni sulla sessualità attraverso fonti inadeguate come la pornografia, la quale non offre una rappresentazione realistica della sessualità umana.
Molte famiglie non dispongono degli strumenti necessari per fornire un’educazione sessuo-affettiva completa, rendendo la scuola un attore cruciale in questo campo. In mancanza di un forte sistema educativo, le famiglie italiane potrebbero rivolgersi a esperti per percorsi formativi specifici al fine di compensare queste lacune. Questo approccio aiuterebbe a costruire una società più consapevole e preparata ad affrontare le questioni relative alla sessualità e all’emozione, mirando a un’uguaglianza di genere più tangibile.