Con un’approvazione accolta con entusiasmo dalla maggioranza e aspramente criticata dall’opposizione, il disegno di legge che rende l’utero in affitto un reato universale è ora legge. Questo provvedimento stabilisce che i cittadini italiani saranno punibili per aver ricorso alla gestazione per altri (GPA) anche se avvenuta all’estero. La premier Giorgia Meloni ha commentato con soddisfazione, definendo la nuova normativa “un’importante vittoria contro la mercificazione del corpo femminile e dei bambini.” Secondo la premier, questa legge difende la dignità umana, opponendosi a quello che viene considerato un “business miliardario” che sfrutta le donne e tratta i bambini come merci.

La normativa è stata accolta con parole di approvazione anche dal vicepremier Matteo Salvini, che ha definito la legge “una vittoria di civiltà” e ha lodato l’impegno del governo nel porre fine a uno sfruttamento che, a suo dire, coinvolge le donne in condizioni economiche difficili. Eugenia Roccella, ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, ha dichiarato che l’Italia si pone all’avanguardia tra le nazioni sul fronte dei diritti, ribadendo la centralità della difesa della dignità della donna e dei bambini.

Il disegno di legge, composto da un unico articolo, integra la legge 40 del 2004, che già vietava la maternità surrogata in Italia. Ora, però, prevede che i cittadini italiani che ricorrono alla GPA all’estero possano essere puniti secondo la legge italiana. Le sanzioni prevedono pene detentive da tre mesi a due anni, oltre a multe che possono arrivare fino a un milione di euro. La legge ha ottenuto il via libera dal Senato con 84 voti favorevoli e 54 contrari.

Nonostante il sostegno della maggioranza, l’opposizione ha duramente criticato la norma. Alcuni esponenti del Partito Democratico, come Anna Rossomando, hanno denunciato che la legge sia in contraddizione con le pronunce della Corte Costituzionale, della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e della Corte di Cassazione. Elisa Pirro, del Movimento 5 Stelle, ha espresso perplessità sul principio alla base del provvedimento, interrogandosi sul perché una donna non possa decidere liberamente di prestare il proprio utero, paragonando il divieto alla donazione di organi.

Le critiche non si fermano qui: Alessandra Maiorino, capogruppo M5S, ha definito la legge “una volgare speculazione sulla pelle dei bambini”, mentre Ilaria Cucchi di Alleanza Verdi e Sinistra l’ha descritta come un atto disumano che alimenta stigma e discriminazione contro genitori e figli. Anche Riccardo Magi di +Europa ha condannato il provvedimento, definendolo “una pagina nera per i diritti e le libertà.”

Dall’altro lato, i sostenitori della legge si sono espressi con fermezza. Carolina Varchi, prima firmataria della norma, ha festeggiato la sua approvazione come “la fine di una barbarie” che sfruttava le donne più vulnerabili e mercificava i bambini. Ha sottolineato come il corpo delle donne non possa essere “noleggiato” e che non tutti i desideri possano diventare diritti. Lucio Malan, capogruppo al Senato per Fratelli d’Italia, ha difeso la legge affermando che essa difende la dignità delle persone e dei bambini, che hanno il diritto di conoscere chi sono i loro genitori biologici.

Il dibattito si è esteso anche al Parlamento Europeo, dove Alessandro Zan del PD ha definito la legge “liberticida e inapplicabile”, sottolineando come non fermerà le coppie che vogliono ricorrere alla GPA. Ivan Scalfarotto di Italia Viva ha aggiunto che la norma è stata scritta con l’intento di discriminare donne, bambini e coppie gay, prevedendo che sarà sconfitta dai giudici e dal tempo.

Il tema ha suscitato forti reazioni anche tra le associazioni: Pro Vita & Famiglia ha espresso soddisfazione per la misura, sostenendo che protegge le donne dal diventare “strumenti” per produrre bambini su richiesta, mentre il gruppo femminista Radfem ha celebrato la legge come una vittoria per la dignità delle donne.

Questa legge segna un passo significativo nella politica italiana riguardante la maternità surrogata, ma le divisioni tra i vari schieramenti politici e sociali lasciano intendere che il dibattito su questo tema non è ancora concluso.

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