Il dibattito sulle modifiche alla Legge di Bilancio 2025 è entrato nel vivo presso la Commissione Bilancio della Camera dal mattino di lunedì scorso. La discussione intorno agli emendamenti, che includono proposte sia del governo sia dei relatori, assume importanza significativa con interventi per oltre tre miliardi di euro. I lavori sono proseguiti senza sosta, prolungandosi anche nelle ore notturne, secondo quanto disposto dalla conferenza dei capigruppo. La previsione è che la legge di Bilancio venga discussa in Aula alla Camera a partire da mercoledì alle ore 14, e non prima delle ore 17 si prevedono le votazioni, momento in cui probabilmente il governo solleverà la questione di fiducia. L’obiettivo è di concludere prima del termine del 31 dicembre per evitare il ricorso all’esercizio provvisorio di Bilancio, sebbene l’auspicio di concludere entro Natale sia ormai svanito.
L’iter della manovra è accompagnato da dissensi e polemiche. In particolare, le opposizioni hanno manifestato il loro disappunto per le modalità e i contenuti del dibattito, lamentando la mancata inclusione delle proposte di Pd e Avs nel fascicolo degli emendamenti dei gruppi parlamentari, riformulati dal governo. Ubaldo Pagano, capogruppo del Pd in commissione, ha definito il procedimento «inaccettabile», affermazione raccolta anche da Avs. Il sottosegretario all’Economia, Federico Freni, ha tuttavia promesso che il fascicolo sarà integrato con i contributi mancanti.
Un punto di criticità nell’internalità della stessa maggioranza è rappresentato dall’emendamento riguardante l’equiparazione degli stipendi dei ministri non eletti a quelli eletti, percepita come un atto di equità da alcuni, ma vista da opposizioni e opinione pubblica come un segnale negativo in un periodo di forte antipolitica. Guido Crosetto, ministro della Difesa e tra i ministri non parlamentari, ha annunciato che è stato richiesto il ritiro di tale emendamento per evitare inutili controversie.
Fra le questioni più delicate vi è poi la cosiddetta «norma anti-Renzi», che impone ai membri del governo con incarichi extra Ue di devolvere allo Stato il 100% degli introiti. Matteo Renzi ha denunciato questa misura come pensata contro di lui, mentre il Movimento 5 Stelle ha avanzato un proprio sub-emendamento sul tema. Giuseppe Conte ha chiesto revisioni prendendo spunto dalla sua proposta di legge sul conflitto d’interessi.
Per quanto riguarda i finanziamenti all’editoria, gli editori hanno richiesto un supporto economico diretto per garantire la pluralità dell’informazione, ricevendo supporto da Forza Italia e Pd, ma le prospettive che il governo accolga tali appelli sembrano limitate.
Tra le proposte oggetto di discussione c’è anche una revisione della Naspi, con un emendamento che estenderebbe dal gennaio 2025 il sussidio di disoccupazione pure a coloro che si dimettono volontariamente, subordinato però a una clausola contributiva di 13 settimane. La ministra del Lavoro, Marina Calderone, ha descritto la misura come deterrente all’elusione.
Infine, non hanno avuto esito positivo l’emendamento «legge Griseri» sui rider e quello per incrementare gli stipendi degli infermieri. Chiara Gribaudo del PD ha espresso delusione per l’esclusione di quella che considera una proposta di buon senso. Anche l’emendamento per aumentare il Fondo Sanitario Nazionale è stato rigettato, suscitando critiche dalla parte democratica, che accusa la maggioranza di favorire la sanità privata a discapito del servizio pubblico.