Davanti alla sofferenza umana bisognerebbe sempre fermarsi a riflettere. Allo stesso tempo, bisogna capire quali sono i motivi che portano a tale sofferenza.
Oggi assistiamo ad una disparità di comportamento, da parte di nazioni, come l’Ungheria o la Polonia, e non solo, nel trattamento dei profughi. Questo lascia stupite e un po’ indignate molte persone. I polacchi, da sempre molto duri nel respingere migranti e profughi che appartengono a flussi provenienti dall’Asia, dal medio-oriente o dall’Africa. Oggi si stanno distinguendo nell’accoglienza dei profughi ucraini. Un’accoglienza, va detto, che parte dal basso, dalla “gente comune”. Pronta ad offrire la propria casa e le proprie risorse, per alleviare le sofferenze di un popolo in fuga.
Proprio l’origine di questa accoglienza, ovvero dal basso, dalle persone comuni, ci obbliga ad una riflessione. Marca una differenza importante con un altro tipo di accoglienza, guidato dall’alto, dalle ONG, dagli intellettuali o pseudo tali, celebrities, ricchi annoiati ecc. E spesso respinta, osteggiata dalle persone comuni. Nel caso degli ucraini, non c’è stato bisogno di nessuna opera di “sensibilizzazione”, c’è stato sin da subito un movimento spontaneo.
Questo è avvenuto per il colore della pelle? Questi sono bianchi e biondi, e gli altri hanno la pelle più scura? O c’è dell’altro? In parte è così, è nella natura umana essere solidali con chi riconosciamo come simile, ed estremamente aggressivi con chi ci è estraneo.
Se si vuole estirpare alla radice un pregiudizio, però, occorre capirne le radici, e cercare di ammettere quello che c’è di vero. È innegabile che spesso, dietro odiosi crimini, ci sono persone che appartengono proprio a quei flussi migratori che tanto vengono osteggiati dal basso. Se si pensa alle occupazioni abusive delle case, ad esempio, viene difficile pensare agli ucraini. Viene molto più facile pensare ad altri migranti. Aggiungiamo poi la composizione dei flussi, il flusso che viene dall’Ucraina è composto in gran parte da donne e bambini, lo stesso non si può dire per gli altri. Gli sbarchi che quotidianamente vediamo sulle nostre coste, hanno una netta prevalenza di soggetti maschi, tra i 20 e i 40 anni. Viene difficile pensare quindi a guerre dove gli uomini adulti fuggono, mentre le donne restano a combattere.
Possiamo indignarci di fronte a questa disparità di trattamento dei migranti, e pensare ad un meschino pregiudizio. Oppure provare a capire le ragioni di questo pregiudizio.
Da ghe inscì tant de sofferenza in del mondo, dovrem fermass a rifletter ogni tanto. Ma forse ciè che porta a sta situazione l’è na cosa che se pol capì.
Ma prima di tutto bisogna fare qualcosa per fermare queste guerre! Non possiamo solo vedere le conseguenze e non agire sulle cause. Basta ghirigori!
In fondo è vero che aiutiamo chi ci somiglia, ma dobbiamo evolvere come società. Non importa il colore della pelle o la provenienza, la sofferenza è sofferenza. Bisogna lavorare su queste radici di pregiudizio.
Non sono proprio daccordo, ammetto che cè anche pregiudizio, ma non si può ignorare la composizione dei flussi migratori e i problemi che ne derivano. È una questione complessa.
Purtroppo è sempre stato così, le persone tendono a dare una mano a chi percepiscono come simile e questo porta a grandi ingiustizie. Cè davvero da riflettere su come la società risponde alle crisi umanitarie.