Un funzionario della filiale di Banca Intesa a Bitonto è finito al centro di un’indagine per accesso illecito ai conti bancari di figure politiche di rilievo e altre personalità pubbliche. Tra i conti esaminati senza autorizzazione ci sarebbero quelli della premier Giorgia Meloni, sua sorella Arianna e l’ex compagno Andrea Giambruno, insieme a numerosi politici e procuratori. L’abuso, scoperto casualmente ad agosto 2024, ha portato al licenziamento del dipendente e all’avvio di un’inchiesta da parte della Procura di Bari.
Secondo quanto riportato, l’accesso illecito ai conti si sarebbe protratto per circa due anni. Il dipendente sfruttava la posizione lavorativa presso una banca che gestisce i conti dei parlamentari italiani per monitorare, tra gli altri, anche i conti del ministro Raffaele Fitto, del presidente del Senato Ignazio La Russa, del governatore della Puglia Michele Emiliano e del procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo. L’intrusione non si limitava solo a figure politiche, ma riguardava anche imprenditori, sportivi e altre personalità di rilievo.
Il caso ha creato grande sconcerto e indignazione tra i cittadini e le autorità. Il direttore della filiale, Alessio Di Palma, ha rifiutato di rilasciare dichiarazioni, rimandando le richieste alla direzione generale della banca. Allo stesso modo, la comunità di Bitonto, città di 52 mila abitanti famosa per la produzione di olio, è rimasta attonita di fronte a una vicenda così delicata. La città, che in passato è stata oggetto di indagini sulla criminalità organizzata, non ha mai affrontato uno scandalo di tale portata.
Il licenziamento del dipendente ha segnato solo il primo passo di un’inchiesta che potrebbe portare alla luce ulteriori dettagli su come e perché questi conti siano stati violati. Sebbene non siano stati rivelati i motivi precisi che hanno spinto l’ex dipendente a effettuare tali accessi, l’accaduto ha riacceso il dibattito sulla sicurezza dei dati bancari e sulla protezione della privacy, soprattutto quando coinvolge figure di spicco della politica e dell’amministrazione pubblica.
Questo caso si inserisce in un contesto più ampio di preoccupazioni legate alla sicurezza delle informazioni personali. La vicenda è emersa in un momento in cui l’Italia è già scossa da tensioni politiche legate ad altre indagini su accessi abusivi ai dati sensibili. Tra queste, la vicenda dell’ex funzionario del Ministero dell’Interno Giovanni Striano e l’inchiesta di Perugia, che coinvolge altre operazioni sospette sulle banche dati. L’inchiesta di Bitonto potrebbe rappresentare solo la punta dell’iceberg di un fenomeno più diffuso di violazioni della privacy nelle istituzioni finanziarie.
L’opinione pubblica è rimasta profondamente colpita dalle implicazioni di questa vicenda, alimentando discussioni sul livello di protezione garantito ai dati personali, soprattutto per figure di grande rilievo. Il fatto che sia stata coinvolta la premier Meloni, insieme ad altri membri del governo e del Parlamento, ha reso il caso ancora più delicato e centrale nel dibattito nazionale.
In attesa di ulteriori sviluppi, resta da vedere se emergeranno altre personalità coinvolte e quali saranno le conseguenze a lungo termine per il sistema bancario e la sicurezza dei dati in Italia.
Ma guarda te, uno non si può più fidare neanche deella banca! Ci voglionoo giuste pene sseverisssime per chi fa cose del genere!
Ma è incrediibile che una bbanca così grandee non abbia conttrolli interni più rigorosi!!! La privacy dovrebbe esssere la priorità assoluta. Sono prroprio sorpreso!
oh mama mia, ma come si puo farlo senza manco una carezza a chi ti da fiducia co i suoi risparmi? spero sta vicenda serva a rivedere tutto il sistema!