In Sardegna, la tensione politica è palpabile: è stato un trionfo di breve durata per Alessandra Todde del Movimento 5 Stelle, la prima donna a diventare governatrice dell’isola. Questo successo, che ha incarnato il simbolo di una possibile coalizione progressista tra Pd e M5S, ha tuttavia evidenziato crepe profonde nei meccanismi interni della macchina organizzativa del Movimento. La vittoria, seppur risicata, contro il centrodestra nel febbraio scorso, aveva suscitato grandi aspettative, presentando la Sardegna come un modello di progresso nazionale. Tuttavia, queste speranze si sono rapidamente scontrate con complicazioni legali e amministrative che hanno portato Todde ad un passo dall’uscita di scena.
Infatti, le criticità sono diventate innegabili quando il Collegio regionale di garanzia elettorale ha sollevato questioni riguardanti la gestione delle spese elettorali da parte della neo governatrice, evidenziando contraddizioni significative. Le accuse di mancanza di esperienza e disorganizzazione non hanno tardato ad arrivare da parte del Partito Democratico, che ha puntato il dito contro la preparazione del Movimento. Tra le accuse più aspre ci sono quelle di “sciatteria” e “incompetenza”, evidenziando l’assenza addirittura di un mandatario elettorale per Todde.
La situazione si è ulteriormente complicata quando la Corte d’Appello ha dichiarato la decadenza di Todde, aprendo la strada a un possibile ritorno alle urne. Questo potrebbe avere conseguenze legali più gravi, dato che i documenti sono stati inoltrati anche alla procura, con il rischio che possano emergere accuse di falso. In questo contesto, mentre il team di avvocati di Todde prepara un ricorso dettagliato, il sostegno politico resta cruciale, con la governatrice che ha cercato contatti diretti con i vertici del suo partito e del Pd.
Tuttavia, la decadenza formale di Todde richiede un voto del Consiglio regionale, guidato da Piero Comandini, segretario del Pd Sardegna, il cui mancato adempimento potrebbe portare a una questione di danno erariale. Il clima politico sardo è quindi in bilico, con il rischio che l’intero assetto progressista costruito nell’ultimo anno possa sgretolarsi se non si trova una soluzione efficace.