Le recenti critiche mosse dal Consiglio d’Europa all’Italia hanno riaperto un capitolo sempre più controverso nelle relazioni tra Bruxelles e molti Paesi membri, mettendo in evidenza una spaccatura sempre più profonda tra le istituzioni europee e le democrazie nazionali. Un rapporto dell’Ecri (Commissione Europea contro il Razzismo e l’Intolleranza), organo del Consiglio d’Europa, ha accusato le forze di polizia italiane di razzismo per l’uso di pratiche di “profilazione razziale”. Queste accuse hanno scatenato una reazione furiosa in Italia e portano a una riflessione più ampia sulla deriva di un’Europa che, sempre più ripiegata su se stessa, sembra incapace di comprendere le reali esigenze di sicurezza e coesione sociale dei propri Stati membri.

La premier italiana Giorgia Meloni ha risposto con fermezza, difendendo le forze dell’ordine e rigettando le accuse di razzismo. Meloni ha sottolineato che i poliziotti italiani lavorano ogni giorno con impegno e abnegazione per garantire la sicurezza dei cittadini, senza fare distinzioni di etnia o provenienza. L’intervento di Meloni si inserisce in un clima di crescente disillusione verso le politiche europee, percepite da molti Paesi come lontane e slegate dalle realtà locali.

Anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha espresso il suo disappunto, ribadendo il suo sostegno alle forze dell’ordine italiane e mostrando “stupore” per le critiche mosse dall’Ecri. Ma il malcontento verso queste istituzioni non si ferma in Italia: molte democrazie europee stanno sempre più rigettando quello che viene percepito come un approccio “buonista” e distaccato delle élite di Bruxelles.

Il crescente rigetto delle politiche europee

Le critiche al governo italiano da parte del Consiglio d’Europa sono solo l’ultimo esempio di come l’Unione Europea sembri essere più impegnata a guardarsi l’ombelico che a rispondere alle sfide reali dei suoi Stati membri. Le accuse di razzismo e xenofobia che vengono mosse alle forze di polizia non tengono conto del contesto di insicurezza e difficoltà sociale in cui molti Paesi si trovano. Questo atteggiamento paternalistico e moralista dell’UE ha già avuto gravi conseguenze: il Regno Unito ha scelto la via della Brexit proprio perché stanco di un’Europa percepita come incapace di rispondere ai bisogni concreti dei cittadini e troppo concentrata su un’agenda progressista che provoca rigetto in molti Paesi.

Anche altre nazioni guardano con crescente scetticismo a Bruxelles. La Moldavia, che fino a qualche anno fa vedeva l’Unione Europea come il sogno di prosperità e democrazia, ora inizia a nutrire dubbi. Il sogno europeo, che un tempo era simbolo di unità e progresso, rischia di trasformarsi in una visione elitaria e distorta, incapace di attrarre quei popoli che una volta vedevano nell’Europa un’opportunità di sviluppo.

Il caso italiano: un esempio di disconnessione tra Europa e realtà locali

Il rapporto dell’Ecri evidenzia un profondo scollamento tra le istituzioni europee e i bisogni dei cittadini europei. Le accuse di “profilazione razziale” rivolte alle forze dell’ordine italiane, basate su testimonianze spesso isolate, non tengono conto del contesto di tensione sociale in cui questi Paesi si trovano. I controlli di polizia sono una risposta necessaria a situazioni di insicurezza e criminalità che non possono essere ignorate. Parlare di razzismo e discriminazione in questo contesto non solo è ingiusto nei confronti degli agenti di polizia, ma rischia di alimentare ulteriormente la frattura tra le istituzioni europee e i governi nazionali.

Il vicepremier Matteo Salvini è stato particolarmente duro nella sua reazione, definendo l’Ecri un “ente inutile” finanziato anche con i soldi degli italiani. Salvini ha criticato il buonismo delle istituzioni europee, che sembrano più preoccupate di difendere i diritti dei Rom e dei migranti clandestini piuttosto che tutelare i cittadini. Questo approccio, secondo Salvini, sta allontanando sempre più persone dall’idea di un’Europa unita e solidale.

Il rischio di affondare il sogno europeo

Le politiche dell’Unione Europea, e degli organismi ad essa collegati, stanno creando un malcontento crescente in molti Paesi. L’idea di un’Europa inclusiva e accogliente rischia di essere affondata da un approccio percepito come troppo scollegato dalla realtà. Le preoccupazioni quotidiane dei cittadini, legate alla sicurezza, alla migrazione e all’economia, sembrano essere messe in secondo piano rispetto a un’agenda ideologica che non riflette i reali bisogni delle persone.

Se l’Europa continua a ignorare questi segnali di allarme, il rischio è che il sogno europeo si sgretoli definitivamente. I Paesi che un tempo vedevano l’UE come un faro di progresso potrebbero allontanarsi, seguendo l’esempio del Regno Unito. E quella che doveva essere un’Unione di Stati solidali rischia di diventare una struttura vuota, incapace di rispondere alle sfide del presente.

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