Gianni Alemanno, ex primo cittadino della capitale e già ministro, è stato arrestato la sera del 31 dicembre per non aver rispettato le condizioni imposte dai giudici di sorveglianza. Attualmente si trova a Rebibbia. La condanna a un anno e dieci mesi gli era stata comminata per il coinvolgimento nell’inchiesta «Mondo di mezzo» e, inizialmente, era stato assegnato ai servizi sociali. Tuttavia, Alemanno è stato accusato di eludere le prescrizioni dei giudici, inventando impegni inesistenti.

La condanna di Alemanno si lega al reato di traffico di influenze illecite, collegata allo sblocco dei pagamenti di Eur Spa a favore di Salvatore Buzzi e Massimo Carminati. Pur essendo stato sollevato dalle accuse di corruzione, a suo carico è rimasta l’accusa di aver facilitato transazioni finanziarie illecite. Tra il 2012 e il 2014, tramite l’ex amministratore delegato di Ama Franco Panzironi, Alemanno avrebbe percepito oltre 223mila euro per diverse attività, tra cui incontri elettorali e finanziamenti alla sua fondazione, Nuova Italia.

Dopo la condanna, il tribunale di sorveglianza aveva accettato che Alemanno prestasse servizio presso il villaggio «So.Spe.-Solidarietà e Speranza» di suor Paola D’Auria, supportando ragazze madri e persone svantaggiate. Tuttavia, l’ex sindaco avrebbe infranto le restrizioni, tra cui il divieto di uscire di casa prima delle 7 del mattino, di rientrare entro le 21 e di frequentare persone con precedenti penali. Queste violazioni hanno portato al suo arresto e alla detenzione presso il carcere di Rebibbia.

Alemanno, recentemente promotore del movimento Indipendenza, è stato coinvolto in una vicenda giudiziaria che ha visto decadere in Cassazione l’aggravante mafiosa, inizialmente contestata agli imputati dell’inchiesta ex «Mafia Capitale». La vicenda continua a destare attenzione, rappresentando un caso emblematico sulla corruzione e le dinamiche illecite nella gestione delle istituzioni pubbliche.

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