Il governo italiano sta affrontando una questione complessa e delicata che riguarda la tutela legale delle forze dell’ordine. L’obiettivo principale è trovare modi per proteggere gli agenti che, durante il normale esercizio delle loro funzioni, si trovano coinvolti in indagini a causa dell’uso della loro arma di ordinanza. Questo caso è emerso chiaramente con un episodio accaduto a Capodanno, quando un carabiniere è stato posto sotto inchiesta dopo aver ferito mortalmente un aggressore che aveva accoltellato quattro persone.
Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, con l’appoggio di Palazzo Chigi, sta considerando l’introduzione di una normativa che possa interrompere l’attuale automatismo tra esecuzione di atti urgenti e iscrizione nel registro degli indagati. L’idea è quella di inserire nel codice di procedura penale una sorta di iscrizione ritardata che possa applicarsi in casi specifici, creando una norma generale valida per tutti e non solo per le forze di polizia.
La proposta ha subito incontrato resistenze, in particolare da parte della sinistra politica, che teme la creazione di uno “scudo penale” specifico per le forze dell’ordine, considerato inaccettabile da alcuni esponenti, poiché in uno stato di diritto la legge deve essere uguale per tutti. Organizzazioni come Antigone hanno sottolineato il pericolo di un’eventuale immunità che potrebbe portare ad abusi.
Parallelamente, il disegno di legge Sicurezza è sottoposto a revisione. La Camera dei Deputati si prepara a una terza lettura del testo, che ha suscitato osservazioni dal Quirinale su alcune delle sue parti più critiche, come il trattamento delle detenute madri e le restrizioni imposte ai migranti irregolari per l’acquisto di schede telefoniche. Altri punti controversi includono modifiche al reato di resistenza passiva, la redazione di una lista di opere strategiche contro cui manifestare diventerebbe illegale, e l’annullamento delle attenuanti per i reati di violenza contro la polizia.
La Lega, pur sottolineando l’importanza di un rapido passaggio alla terza lettura, si mostra rigida nel mantenere il ddl Sicurezza nella sua forma attuale, temendo modifiche significative. Tuttavia, il governo, pur determinato a procedere con cautela, manifesta la sua volontà di considerare i rilievi del Quirinale e di lavorare in sintonia con tutti i partiti della maggioranza, accogliendo un approccio collaborativo.
In conclusione, mentre la riforma costituzionale sulla separazione delle carriere dei magistrati procede verso l’approvazione, il governo cerca di bilanciare la necessità di garantire i diritti degli agenti delle forze dell’ordine con l’imperativo di preservare l’uguaglianza davanti alla legge.