La recente polemica sul meccanismo del 2 per mille ai partiti politici ha rivelato un elemento sorprendente: il silenzio del Movimento 5 Stelle. La forza politica che aveva fatto della lotta agli sprechi e della trasparenza uno dei suoi pilastri fondanti sembra oggi aver abbandonato quella posizione intransigente che l’aveva distinta nel panorama politico italiano. Sotto la guida di Giuseppe Conte, il Movimento sembra essersi allineato alla gestione dei finanziamenti pubblici adottata dagli altri partiti, dimostrando una nuova attitudine che molti osservatori non esitano a definire “di compromesso”.
La proposta e il tentato blitz
La discussione sul 2 per mille nasce dall’aumento, negli ultimi anni, delle donazioni volontarie dei cittadini ai partiti politici. Sebbene solo il 5% dei contribuenti scelga di destinare una parte del proprio reddito ai partiti, il trend è in crescita. Partiti come il PD e Fratelli d’Italia sono i maggiori beneficiari, ma anche il Movimento 5 Stelle ha tratto vantaggio da questo sistema, incassando nel 2023 circa 1,8 milioni di euro.
Il meccanismo del 2 per mille prevede attualmente che solo le somme esplicitamente destinate dai cittadini vadano ai partiti, mentre i fondi “inoptati” rimangano allo Stato. Tuttavia, una riformulazione proposta dal governo avrebbe dirottato questi inoptati direttamente ai partiti, trasformando un sistema volontario in un modello più simile a quello dell’8 per mille destinato alle confessioni religiose. Questa modifica avrebbe comportato un significativo aumento dei fondi, portando il totale da 25 a oltre 42 milioni di euro.
L’atteggiamento dei partiti
La proposta ha suscitato critiche per la mancanza di trasparenza e per il tentativo di passare la modifica senza un dibattito aperto. Tuttavia, ciò che ha destato più scalpore è stata l’assenza di opposizione da parte del Movimento 5 Stelle. Un partito che, fino a pochi anni fa, sarebbe stato in prima linea nel denunciare un simile provvedimento, è rimasto silente, evitando di sollevare la questione.
Il silenzio del M5S non è passato inosservato. In passato, i pentastellati si erano sempre opposti a ogni forma di finanziamento pubblico ai partiti, sostenendo che fosse uno spreco di denaro pubblico e una pratica distante dai bisogni dei cittadini. Oggi, invece, il Movimento sembra adeguarsi al comportamento degli altri partiti, accettando senza protestare l’idea di beneficiare anche delle somme inoptate.
Il nuovo corso di Giuseppe Conte
La leadership di Giuseppe Conte ha segnato una svolta evidente per il Movimento 5 Stelle. Se da un lato ha cercato di consolidare il partito in una posizione più istituzionale, dall’altro sembra aver sacrificato alcune delle battaglie identitarie che avevano contribuito al suo successo elettorale iniziale. La lotta agli sprechi della politica, un tempo al centro della narrazione pentastellata, oggi appare sbiadita, sostituita da una strategia più pragmatica e meno incline allo scontro frontale.
L’atteggiamento sul 2 per mille è emblematico di questa trasformazione. Il Movimento non solo non si è opposto al tentativo di modifica del sistema, ma ha anche continuato a beneficiare dei fondi raccolti tramite le donazioni volontarie, accettando così una dinamica che in passato avrebbe duramente criticato.
La reazione del Quirinale
A bloccare il tentativo di redistribuire le somme inoptate è stato il Quirinale, che ha contestato la modifica per ragioni tecniche e procedurali. Il presidente della Repubblica ha richiamato alla necessità di rispettare i principi di omogeneità delle materie e i requisiti di urgenza richiesti per un decreto fiscale. Questa presa di posizione ha costretto il governo a fare marcia indietro, riportando il dibattito sugli emendamenti originari, che prevedevano semplicemente un aumento del tetto di 3 milioni di euro.
Un Movimento ormai allineato?
Il silenzio del Movimento 5 Stelle in questa vicenda suggerisce una nuova fase della sua evoluzione politica. La retorica antisprechi e antipolitica, che in passato aveva mobilitato milioni di elettori, sembra ormai relegata in secondo piano. La scelta di non opporsi a un provvedimento potenzialmente favorevole alle casse dei partiti potrebbe indicare un desiderio di consolidamento economico e di accettazione delle regole del sistema politico tradizionale.
Questa svolta, tuttavia, rischia di alienare quella parte di elettorato che aveva trovato nel Movimento 5 Stelle un’alternativa radicale e innovativa. Il nuovo corso di Conte, più moderato e istituzionale, potrebbe garantire una maggiore stabilità al partito, ma al prezzo di perdere la sua identità originaria e di allontanarsi dai principi su cui era stato fondato.
La vicenda del 2 per mille rappresenta un banco di prova per i partiti italiani, chiamati a confrontarsi con il tema del finanziamento pubblico e della trasparenza. Il silenzio del Movimento 5 Stelle, un tempo baluardo della lotta agli sprechi, è un segnale di quanto la politica possa cambiare sotto il peso delle necessità economiche e delle dinamiche istituzionali. Quello che emerge è un Movimento sempre più simile agli avversari che aveva giurato di combattere.