L’ultima puntata di Report, incentrata su Alessandro Giuli, ministro della Cultura, ha alzato un polverone mediatico che, però, appare costruito più su insinuazioni e vecchie storie che su vere rivelazioni. Da tempo, Report si concentra con insistenza su figure dell’attuale governo, spingendo molti a chiedersi se la storica trasmissione Rai, un tempo simbolo del giornalismo d’inchiesta, non si sia ormai trasformata in uno strumento di propaganda di sinistra. Le cosiddette “bombe” annunciate non hanno sortito l’effetto sperato: niente più che un accumulo di sospetti e accuse ritrite.

La puntata era stata anticipata da una certa attesa e presentata come un’occasione per far luce su Giuli, un ministro che negli ultimi tempi ha collezionato attacchi e dimissioni di collaboratori. Eppure, il programma di Sigfrido Ranucci sembra aver offerto poco di concreto, limitandosi a riportare episodi legati alla militanza giovanile di Giuli in movimenti di destra estrema, un passato che già era noto a tutti. Si tratta di elementi vecchi, riproposti come rivelazioni sensazionali, ma che non aggiungono nulla di nuovo sul piano politico o etico.

Accusato di conflitti di interesse e di favoritismi nella gestione del Maxxi, dove era presidente, Giuli ha già respinto le insinuazioni. L’impressione è che Report insista con una linea editoriale che punta più a colpire figure dell’esecutivo che a portare alla luce vere irregolarità. In questo senso, la trasmissione sembra ormai agire come una sorta di megafono per attacchi politici e per uno schieramento sempre più evidente.

A rincarare la dose, Report ha tirato in ballo anche la recente gestione del Maxxi e le polemiche intorno alla nomina di Francesco Spano come capo di gabinetto, un collaboratore stretto di Giuli la cui relazione con un partner è stata vista come un conflitto d’interesse. Ma anche qui, la sostanza è esigua, e l’intento sembra più quello di creare clamore che di approfondire seriamente i fatti. Come notato da diversi commentatori, il programma manca di prove concrete, sostituendole con insidie e supposizioni.

Significativo anche il fatto che la premier Giorgia Meloni abbia incontrato Giuli proprio poche ore prima della messa in onda della puntata, in quello che è stato definito un incontro sereno e conviviale. Questo gesto è un chiaro segnale di sostegno politico al ministro, blindato dalla premier e dal suo entourage, tra cui Arianna Meloni, sorella della presidente del Consiglio, che ha confermato il sostegno di Fratelli d’Italia al titolare della Cultura.

Nonostante il tentativo di Report di alimentare dubbi, sembra che il governo Meloni non sia minimamente scosso dalle accuse, considerate poco più di attacchi propagandistici. Anzi, l’esecutivo appare determinato a proseguire nella sua agenda culturale, dimostrando fiducia in Giuli.

In Italia, ci sono scandali di vera rilevanza, come quello legato al dossieraggio e alla raccolta abusiva di informazioni sensibili da parte di gruppi di potere. Eppure, Report sembra ignorare queste tematiche di grande peso per concentrarsi su inchieste di poco valore, come quella su Alessandro Giuli. Questo tipo di scelta editoriale lascia più che un dubbio sulla reale imparzialità della trasmissione: invece di affrontare i problemi concreti del Paese, sembra dettata da una continua e rabbiosa battaglia ideologica contro la destra. Più che giornalismo, questa strategia appare come un attacco pretestuoso, che risponde più all’agenda politica di una certa fazione che alla ricerca della verità.

Insomma, Report si allontana sempre di più dall’essere un programma d’inchiesta neutrale, orientandosi invece verso un tipo di giornalismo che sembra appositamente studiato per dare voce a un certo schieramento ideologico. Un tempo rispettato per il suo rigore, il programma sembra oggi preferire un sensazionalismo che poco contribuisce alla comprensione dei fatti. Invece di rivelare scandali, si limita a riproporre vecchie polemiche, dimostrando una stanchezza editoriale che lascia in molti il dubbio che Report non sia più lo strumento d’inchiesta di un tempo, ma piuttosto una cassa di risonanza per la politica di sinistra.

4 pensiero su “La puntata di Report su Giuli: Giornalismo d’inchiesta o propaganda di parte?”
  1. Report era un programma colto e serio… ora fa solo disinformazione. Ma a chi volete darla a bere?! Non casca più nessuno in queste trappole.

  2. Per me è incredibile come un programma può decadere così… un tempo era il top del giornalismo d’inchiesta, ora sembra proprio una barzelletta politicizzata.

  3. Oh ma questi de Report han rotto co sta propaganda, sempre a ficcare il becco dove non serve… ma lasciate lavorare sto Giuli in pace!

  4. Ma dai, ancora con queste storie vecchie, Report dovrebbe concentrarsi su situazioni più attuali e rilevanti… sembra tutto un teatrino politico ormai.

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