Il momento storico che stiamo vivendo è complicato. Forse il più complicato dal dopoguerra. La vittoria di Macron è una ventata d’aria fresca; non tanto per il candidato in se, ma per la sfidante. Quella Le Pen, che tra le tante cose, non ha mai nascosto le sue simpatie per Putin.
Per l’Europa e più in generale per l’occidente, sarebbe stato un duro colpo la vittoria della Le Pen. Un leader che con i suoi tratti autocratici e populisti, somiglia molto di più ai leader del mondo delle tirannie, come Cina e Russia.
Che il mondo occidentale sta affrontando una crisi economica spaventosa, è fatto noto. Ma sulla ricetta per uscirne ci sono delle riflessioni da fare.
Il populismo soffia sul fuoco della crisi, perché non avendo responsabilità di governo, ha mano libera. La sua ricetta consiste in pratica, nel dire quello che il popolo gradisce sentire. Meno tasse, prezzi più bassi, energia gratis ecc. Non ha problemi ad affermare una cosa il giorno prima e la cosa opposta il giorno dopo. Tanto sono solo parole, prive di sostanza. Non deve decidere nulla, deve solo parlare. E lo fa nel modo peggiore, soffiando sugli istinti più bassi della società.
Personalmente considero valide alcune posizioni sull’immigrazione, del mondo populista. Specialmente quando si parla di quella proveniente da paesi senza nessuna guerra e senza nessuna carestia. Basti pensare che ormai sono migliaia le persone che rischiano la vita per attraversare la manica, come se in Francia ci sia chissà quale emergenza, e in Inghilterra chissà quale paradiso. Una perversione della migrazione che mi fa sentire vicino alle posizioni di Le Pen o Salvini. Ma questo non basta.
Su grandi temi, come l’Europa, il COVID, la guerra in Ucraina e la posizione da prendere sul mondo delle autocrazie, o se si preferisce dittature, non ci siamo proprio. E mi trovo lontano anni luce dal populismo.
Gli svantaggi che vedo, in questo momento storico, ad assumere una posizione populista sono di gran lunga superiori ai vantaggi.