In un mondo che appare sempre più fuori controllo, un pensiero controintuitivo mi colpisce: forse, la cupidigia degli occidentali è l’elemento più “sano” che rimane. È curioso, ma chi persegue il denaro sembra essere il più convinto sostenitore della pace. Il suo obiettivo, così tangibile e pragmatico, lo porta a superare le logiche distruttive dell’odio e delle fazioni.

Si potrebbe obiettare che questo è un punto di vista puramente economico, non morale. Tuttavia, quando la logica e la razionalità sembrano scomparire, il pragmatismo del mercato risulta preferibile a una morale che spesso diventa cieca tifoseria, priva di ragione e di equilibrio.

Persino in Russia, tra le alte sfere di potere, l’unica figura che sembra mantenere un barlume di ragione è la governatrice della Banca Centrale, Elvira Sakhipzadovna Nabiullina. È l’unico dirigente statale russo esplicitamente contrario alla guerra, e Putin la lascia al suo posto perché è consapevole che ciò che dice è drammaticamente vero. Rimuoverla porterebbe a conseguenze devastanti per l’economia russa. In altre parole, è il denaro l’unico elemento che costringe lo Zar a ragionare in termini di realtà.

Anche le motivazioni economiche dietro la guerra in Ucraina, legate alla ricchezza delle risorse dell’est del paese, appaiono le uniche ad avere una certa logica. Quasi ci rassicurano, perché almeno ci offrono una spiegazione e delineano un confine alla follia dilagante.

In definitiva, chi si preoccupa del denaro sembra essere l’unico a riportare un senso di realtà e ragionevolezza in un contesto globale che ha perso ogni orientamento. Forse, in questo mondo impazzito, la ricerca del profitto è l’ultimo baluardo contro il caos totale.

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