Nel mese di agosto 2019, si verificò un evento significativo nelle acque vicine al porto di Lampedusa: la nave della Ong Open Arms fu bloccata con 147 migranti a bordo. La situazione portò a uno scontro legale che, dopo oltre quattro anni, sta giungendo a una conclusione con il verdetto in primo grado. Il ministro degli Interni all’epoca, Matteo Salvini, è accusato di rifiuto di atti d’ufficio e sequestro di persona. Salvini, che attualmente ricopre il ruolo di ministro dei Trasporti e vicepremier, ha sempre sostenuto di aver seguito la politica del governo per difendere i confini nazionali. Tuttavia, la questione da risolvere in tribunale è se siano stati commessi reati, e non più se ci fosse un interesse nazionale che giustificasse le sue azioni.
A partire dal 1° agosto 2019, il governo Conte 1, supportato dalla Lega e dal Movimento Cinque Stelle, emise un divieto che proibiva l’ingresso, il transito e la sosta nelle acque territoriali italiane. Questo documento fu firmato da Salvini, insieme a Elisabetta Trenta e Danilo Toninelli. La decisione si basava sui decreti sicurezza approvati l’anno precedente. Nonostante ciò, il 14 agosto, il Tribunale amministrativo regionale del Lazio sospese il divieto, aprendo la strada all’accusa di sequestro di persona sostenuta dai pubblici ministeri di Palermo.
Nel contesto politico di allora, l’alleanza tra la Lega e il Movimento Cinque Stelle si disgregò, anche sulla gestione della crisi della Open Arms. Mentre Salvini proponeva di mantenere il divieto, gli altri ministri non appoggiarono la sua decisione. In parallelo, il tribunale dei minori di Palermo considerò possibili violazioni dei diritti dei minorenni a bordo. Il premier Giuseppe Conte provò a mediare, suggerendo di sbarcare i minori, cosa che Salvini accettò con riluttanza. Tuttavia, nonostante gli sforzi di Conte per trovare una soluzione condivisa con altri paesi europei, il divieto di ingresso fu costantemente ribadito da Salvini. Intanto, la crisi di governo avanzava inesorabilmente.
Il 20 agosto, l’intervento del procuratore Patronaggio portò allo sbarco definitivo dei migranti e all’avvio di un procedimento giudiziario a carico di Salvini e altri funzionari. Dopo varie fasi giudiziarie, il caso fu trasferito a Palermo. Il procuratore Lo Voi, insieme ai colleghi, ha cercato di dimostrare l’illegittimità delle azioni intraprese da Salvini, facendo leva su testimonianze di ex ministri e ufficiali governativi, tra cui Conte, Trenta, Toninelli, e Di Maio.
D’altro canto, la difesa di Salvini ha cercato di presentare il procedimento come un “processo politico”, sostenendo che le decisioni furono prese in un contesto di difesa nazionale. Durante il dibattimento, sono stati sentiti numerosi testimoni, incluso lo stesso Salvini, che hanno fornito diverse prospettive su quanto accaduto. Ora, il tribunale presieduto da Roberto Murgia dovrà pronunciarsi sulla colpevolezza o meno dell’imputato, con l’accusa che ha richiesto una condanna a sei anni di reclusione. La sentenza non solo determinerà le conseguenze legali per Salvini, ma potrebbe anche avere ripercussioni significative sul quadro politico e istituzionale del paese.