Mercoledì scorso il Parlamento europeo ha dato il suo benestare a una risoluzione non vincolante riguardante il Libro bianco della difesa che sarà presentato dalla Commissione europea il 19 marzo. Il documento prevede l’iniziativa ReArm Europe, presentata in plenaria dalla presidente Ursula von der Leyen. Con 419 voti favorevoli, 204 contrari e 46 astensioni, il testo è stato approvato, mostrando una frammentazione nei partiti di governo italiani. La Lega ha votato contro, mentre Fratelli d’Italia e Forza Italia si sono espresse a favore. Anche il Partito Democratico ha mostrato divisioni con 11 astenuti e 10 favorevoli, tra cui Gualmini e Moretti, che si sono autosospese dallo stesso partito. Alla risoluzione si sono opposti il M5S e Alleanza Verdi Sinistra.

Il ministro dell’economia italiano, Giancarlo Giorgetti, impegnato in un question time alla Camera, ha chiarito la posizione dell’Italia in merito al piano di riarmo. Ha sottolineato che i finanziamenti per la difesa non dovranno penalizzare settori chiave come la sanità e i servizi pubblici. Il piano ReArmEu prevede un ampio mobilitazione di risorse, quantificate in 800 miliardi di euro per garantire sicurezza e difesa a livello europeo. L’Italia si è dimostrata favorevole all’attivazione di una clausola di salvaguardia per le spese militari. Tuttavia, Giorgetti ha ribadito che è imperativo evitare che ciò comporti un significativo incremento del debito pubblico, che potrebbe minare la stabilità finanziaria dell’Eurozona.

Durante il dibattito, Fratelli d’Italia ha proposto senza successo di cambiare il nome del piano in “Defend Europe”. Inoltre, all’interno del Pd si è assistito a una spaccatura: tredici eurodeputati hanno votato contro un paragrafo specifico che esprimeva un parere favorevole al piano ReArm Europe. Tra coloro che hanno votato a favore della risoluzione si annoverano Bonaccini, Decaro, Gori, Gualmini, Lupo, Maran, Moretti, Picierno, Tinagli e Topo. Gli astenuti comprendono Annunziata, Benifei, Corrado, Laureti, Nardella, Ricci, Ruotolo, Strada, Tarquinio, Zan e la capodelegazione Zingaretti. La segretaria del Pd, Elly Schlein, ha motivato la sua opposizione al piano di von der Leyen, sostenendo che l’Europa necessità di un sistema di difesa comune piuttosto che di un aumento degli armamenti individuali degli Stati, un processo che potrebbe ritardare l’implementazione della difesa condivisa.

Secondo l’Europarlamento, l’approvazione del piano segna un fondamentale cambiamento per la difesa a livello europeo. Gli eurodeputati hanno accolto positivamente il piano ReArm Europe e hanno sottolineato l’importanza di incrementare i finanziamenti per la difesa e la sicurezza, esortando gli Stati membri a dedicare almeno il 3% del loro Pil a questi settori. Inoltre, il Parlamento europeo ha sottolineato il proprio sostegno all’Ucraina, esortando a rimuovere tutte le restrizioni sull’impiego dei sistemi d’arma occidentali forniti al paese.

Per il Parlamento europeo, l’Unione si trova in un momento critico della propria storia e deve adottare un approccio integrato e trasversale che incorpori una dimensione di difesa e sicurezza in molte delle sue politiche. L’Eurocamera ha esortato la Commissione e il Consiglio a definire priorità chiare con una tempistica corrispondente e a potenziare le capacità e risorse, superando la frammentazione del mercato della difesa. Si è anche chiesta la creazione di un Consiglio dei ministri della difesa e il passaggio a decisioni a maggioranza qualificata in ambito Ue, tranne che per operazioni militari con mandato esecutivo.

La risoluzione e il dibattito su ReArm Europe sono stati presentati come un passo fondamentale per il rafforzamento delle capacità di difesa e sicurezza dell’Unione Europea, in un contesto geopolitico complesso dominato da nuove sfide globali.

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