Ci sono leader politici che hanno costruito la loro fortuna e il loro programma sulla protesta. Alcune volte i partiti da loro creati e guidati hanno avuto la ventura di governare. Scontrandosi con la realtà, hanno cambiato radicalmente linea; interpretando spesso il ruolo dei più democristiani e governativi.
Le proteste sono molteplici. Ci sono quelli che appena sentono le parole America e NATO, alzano subito il cartellone e iniziano a sbraitare. E poco importa se l’altra parte in causa è un sanguinario dittatore. Ci sono quelli che protestano perché lo stato non sborsa abbastanza soldi, e vorrebbero tutto: pensioni più alte, andare in pensione prima, stipendi più alti, meno tasse, sussidi, incentivi ecc. Ignorando che l’Italia ha il debito più alto del mondo.
Poi ci sono quelli che protestano a prescindere. Che ad ogni grande evento si posizionano dalla parte che provoca maggiori polemiche. Li abbiamo visti ai tempi del COVID, e li vediamo ora in questa guerra.
Oggi siamo alla polemica da copertina. Quella dei 5 stelle sull’invio delle armi. Sono contrari a parole, nel parlamento e soprattutto in tv, ma si guardano bene dal far cadere il Governo, che con forza vuole l’invio di armi agli ucraini. La polemica in TV è strumentale per rabbonire il proprio elettorato, l’appoggio al governo per il proprio stipendio.
È molto facile cavalcare la protesta. Come è facile per i cittadini abbandonarsi ad essa, dando la colpa di tutte le cose che non girano per il verso giusto, al Governo o chissà che altro. Difficile è mettersi in gioco, per i politici governare, e per i cittadini lavorare per risolvere i propri problemi.