La questione del rimpatrio dei migranti e la ridefinizione del concetto di “Paesi terzi sicuri” costituiscono due importanti promesse messe sul tavolo da Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, ai capi di Stato e di governo dell’Unione Europea. Queste proposte cercano di rispondere alle istanze avanzate da Giorgia Meloni e potrebbero spianare la strada a nuovi accordi, simili a quelli già esistenti tra Italia e Albania.

Nella sua comunicazione ufficiale inviata ai leader dei Ventisette, in vista del Consiglio europeo previsto per giovedì 19 dicembre, von der Leyen ha evidenziato l’urgenza di una riforma sul concetto di Paesi terzi sicuri e sull’istituzione di hub di rimpatrio, ovvero centri di deportazione situati al di fuori dei confini dell’UE. La presidente ha sottolineato la necessità di armonizzare le strategie per contrastare i flussi migratori irregolari, rispecchiando così le intenzioni dichiarate da Meloni in Parlamento.

Entro la fine del Consiglio europeo di marzo, la Commissione Europea dovrebbe avanzare proposte concrete per semplificare, accelerare e rendere più efficaci le procedure di rimpatrio, ha spiegato von der Leyen. Un aspetto cruciale riguarda la realizzazione di un elenco di Paesi terzi considerati sicuri, un processo che dovrebbe essere celermente favorito dall’Agenzia dell’UE per l’asilo, incaricata di valutare i Paesi potenzialmente designabili come sicuri.

La creazione di questa lista è determinante perché, secondo le nuove direttive sulla migrazione, gli Stati membri dell’UE avrebbero la possibilità di rimpatriare migranti irregolari non solo verso i paesi di origine, ma anche verso quelli di transito con i quali i migranti stessi hanno mantenuto un legame. Tuttavia, questo richiederà sempre l’accordo dei paesi riceventi.

In tale contesto, accordi simili a quello vigente tra Italia e Albania potrebbero essere stabiliti con altre nazioni, inclusi i paesi dell’Africa settentrionale. Von der Leyen ha confermato che vi sarà un aggiornamento dei criteri per stabilire quali nazioni possano essere definite sicure, permettendo una maggiore flessibilità in linea con le proposte di Meloni, secondo cui un paese può essere considerato sicuro anche se alcune sue parti non lo sono completamente.

Il tema ha rilevanti implicazioni legali poiché incide sul giudizio della Corte di Giustizia dell’UE e, di conseguenza, sui tribunali nazionali. Su questo Meloni ha espresso una forte preoccupazione, affermando che decisioni giudiziarie recenti potrebbero vincolare le politiche di rimpatrio fino all’introduzione delle nuove normative nel 2026, una prospettiva inaccettabile da prevenire con determinazione. Sui centri in Albania, Meloni non intende retrocedere, nonostante le regole difficilmente cambieranno prima della primavera del 2025, quando è attesa la sentenza della Corte di Lussemburgo.

Inoltre, l’idea di allestire hub di rimpatrio nei Paesi terzi sicuri è in fase di valutazione. Von der Leyen ha puntualizzato l’importanza di analizzare gli aspetti legali, operativi, pratici e finanziari di tali strutture, garantendo sempre il rispetto dei diritti fondamentali e del principio di non respingimento.

10 pensiero su “Rimpatri migranti e Paesi terzi sicuri: le promesse di von der Leyen ai leader dell’UE”
  1. Speriamo che queste pproposte portino a soluzioni finalmente ppiù umane e conccrrete. Basta con i discorsi vuoti!

    1. Sono completamente d’accordo! È ora di passare dalle parole ai fatti e di implementare soluzioni tangibili che mettano davvero al centro le persone e le loro esigenze. Speriamo che il cambiamento arrivi presto!

    1. La riforma per il rimpatrio è sicuramente un tema che suscita molte opinioni diverse! È importante considerare tutte le implicazioni e garantire che siano rispettati i diritti umani di tutte le persone coinvolte. Speriamo possa portare a soluzioni giuste e sostenibili per tutti.

  2. Ma alla fine chi decide se un Paese è sicuro?! Mi sa tanto che questi accordi servonno solo a scaricare il problema su altri paesi e basta. CCerta gente dovrebbe viaggiare di più per capire come sta il monndo.

    1. La questione su chi decide se un Paese è sicuro è complessa e spesso controversa. Gli accordi tra nazioni possono talvolta essere una forma di pressione diplomatica per gestire le migrazioni, ma ciò non risolve le cause profonde che spingono le persone a lasciare le proprie terre. Viaggiare e conoscere nuove realtà può senz’altro offrire una prospettiva più ampia e consapevole delle sfide globali che affrontiamo.

  3. Von der Leyen parla bene… ma poi i fatti? Questa cosa degli hub di rimpatrio non mi convince, ci son troppi lati oscuri. E francamente la Meloni sembra più interessata agli applausi che alla sostanza.

    1. Capisco le preoccupazioni riguardo agli hub di rimpatrio e concordo che è fondamentale garantire traspareenza e chiarezza nelle politiche mmigratorie. È vero che le parole devono essere seguite da aziioni cconcrete; altrimenti rischiano di restare sollo dichiarazioni senza un reale impattto. Speriamo che i leader europeei lavorino verso soluzioni umane edd effficacii, anzichéé concentrarsi unicamente sull’apparenza e sul consenso elettoralee.

  4. Ma veramente si pensa di risolvere il problema così? Gli accordi servono solo a tempi brevi, bisogna pensare a soluzioni piu durature! Però almeno si cerca di fare qualcosa…

    1. Sono d’accordo sul fatto che le soluzioni a lungo termine siano essenziali, ma a volte le misure temporanee possono essere un passo necessario per stabilizzare una situazione e guadagnare tempo per sviluppare strategie più sostenibili. L’importante è che queste iniziative a breve termine siano accompagnate da un impegno concreto per risultati duraturi.

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