Mentre in molte stazioni d’Italia i ritardi dei treni raggiungono anche le 230 minuti, creando difficoltà per chi cerca di arrivare in tempo ai pranzi natalizi, Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, appare soddisfatto della recente assoluzione nel processo Open Arms. Tra una diretta su TikTok, un’inaugurazione e incontri con i sostenitori della Lega, non nasconde il desiderio di poter tornare, un giorno, a ricoprire il ruolo di ministro dell’Interno. “Adesso mi sento a mio agio nel mio attuale incarico, ma ne discuterò eventualmente con Giorgia Meloni e Matteo Piantedosi”, ha dichiarato il leader leghista in risposta alle domande dei giornalisti.

Il Viminale, nel corso della sua precedente esperienza da ministro dell’Interno, era per lui una sede poco frequentata. Durante il governo Conte 1, si contavano soprattutto le sue trasferte, occupando il 97,75% del suo tempo. Partecipava agli eventi più vari, come il Palio di Siena, la Mostra del Cinema di Venezia, e persino fiere specializzate come quella internazionale delle armi. In quella fase politica, si era anche assistito al lancio del “vinci Salvini”, un concorso social che permetteva a fortunati seguaci di incontrarlo per un caffè.

In un contesto politico dominato dall’alleanza gialloverde con Luigi Di Maio, Salvini, allora alla guida di un partito che godeva del 17% di consensi, influenzava notevolmente la scena politica. Oggi tuttavia i numeri sono diversi.

Dopo la sua assoluzione, Salvini ha definito il Viminale una “macchina eccezionale”, dove poter garantire la sicurezza degli italiani è un compito straordinario. Matteo Piantedosi, attuale ministro degli Interni e amico fidato di Salvini, gode al momento del pieno appoggio di Giorgia Meloni, che esclude un cambiamento di rotta alla guida del Ministero dell’Interno. “Siamo soddisfatti del lavoro che sta facendo”, ha dichiarato Meloni dall’estero.

C’è chi, come il sottosegretario Claudio Durigon, vede l’assoluzione di Salvini come una dimostrazione che non sarebbero esistite reali impedimenti al suo ritorno al Viminale già dall’inizio dell’attuale legislatura. Tuttavia, è noto che inizialmente Fratelli d’Italia aveva espresso perplessità proprio a causa delle procedure legali in corso.

Le opposizioni ora avrebbero poche argomentazioni contro un simile ritorno, essendo venuto meno il motivo principale dell’ostilità, ossia il processo. Ma la decisione finale su qualunque futuro rientro spetterebbe a Giorgia Meloni, per cui la questione rimane in sospeso e delicata.

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