Venerdì pomeriggio, Giusi Bartolozzi, capo di Gabinetto del ministro della Giustizia, ha richiesto all’ufficio estradizioni di fornire una lista delle revoche precedenti di misure cautelari finalizzate all’estradizione. Questo svolgimento segnala una decisione politica ormai definita, volta a restituire rapidamente all’Iran l’ingegnere Mohammad Abedini-Najafabani, a seguito della liberazione della giornalista italiana Cecilia Sala, avvenuta pochi giorni prima.

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha firmato la richiesta di annullamento della misura cautelare per l’iraniano, senza consultare l’ufficio addetto, un’azione inusuale all’interno delle procedure standard ministeriali. La scarcerazione è avvenuta nonostante pubbliche smentite da parte di Nordio su un presunto ordine da Palazzo Chigi per il rilascio di Abedini.

La liberazione di Cecilia Sala e quella successiva di Abedini rappresentano la conclusione di un intricato scenario diplomatico in cui è coinvolto anche il governo italiano. Sebbene Nordio inizialmente avesse dichiarato di aspettare il giudizio della Corte d’appello di Milano, la necessità di onorare un accordo con Teheran ha portato all’intervento diretto del ministro.

Un caso precedentemente ben noto è quello di Artem Uss, un imprenditore russo che evase dagli arresti domiciliari concessi dalla Corte d’appello di Milano. In quell’occasione, Nordio accusò i giudici di negligenza, portando a un’ispezione e a un procedimento disciplinare che si concluse con l’assoluzione degli accusati da parte del Consiglio superiore della magistratura.

L’episodio di Uss ha creato tensioni tra il ministro e i giudici. Per evitare che queste riemergessero, Nordio ha deciso di invocare il potere esecutivo per revocare gli arresti di Abedini, dichiarando l’assenza di fondamenti legali per la sua consegna agli Stati Uniti. Tale decisione ha generato sentimenti contrastanti, poiché le accuse contro Abedini rimangono prive di prove concrete fornite dagli USA, i quali continuano a considerare le sue presunte connessioni con i pasdaran come attività terroristica.

Con questa mossa, l’Italia sembra aver mantenuto la promessa di liberare Abedini, in cambio della possibile restituzione di informazioni sensibili contenute nei dispositivi elettronici dell’ingegnere sequestrati al momento dell’arresto. Tuttavia, le tempistiche queste azioni restituiscono un quadro complesso delle relazioni diplomatiche che coinvolgono diverse nazioni e le rispettive giustizie.

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