Sfida tecnologica Europa-USA: il divario digitale e le conseguenze economiche per il vecchio continente

Quando i cittadini americani visitano l’Europa, solitamente lo fanno per ammirare i monumenti del passato: le rovine classiche di Italia e Grecia, le meraviglie dell’epoca dell’Illuminismo di Parigi e Vienna, o le trincee e i memoriali delle due guerre mondiali che hanno segnato il continente. Al contrario, per gli europei che visitano gli Stati Uniti, il punto saliente del viaggio spesso consiste in uno sguardo proiettato verso il futuro. Un esempio di ciò è stato sperimentato da Paolo Belcastro, un impiegato dell’industria del software con base a Vienna. Dopo aver prenotato un taxi tramite Waymo a San Francisco, un’elegante Jaguar nera si è avvicinata al marciapiede senza alcun conducente all’interno.

Il display lampeggiante sul tetto segnalava a Belcastro e al suo amico che dovevano entrare, e l’auto si è immessa nel traffico autonomamente. Sebbene sorpreso dal livello di silenzio e comodità che il veicolo autonomo offriva, Belcastro ha apprezzato particolarmente la libertà di conversare senza la preoccupazione di essere ascoltati. “La qualità dell’esperienza mi ha davvero sorpreso”, ha affermato. “La guida era perfetta, letteralmente”. Questa esperienza ha messo in evidenza quanto la sua patria nei confronti della tecnologia d’avanguardia possa risultare arretrata, come i taxi autonomi. “Immagino ci vorrà un po’ prima che un Paese europeo permetta a una compagnia come Waymo di gestire auto a guida autonoma”, ha commentato Belcastro, sottolineando la frustrazione verso il divario tra il vecchio continente e il nuovo.

Questo forte contrasto non sfugge ai decisori politici in Europa. Le preoccupazioni che il continente stia diventando un “museo a cielo aperto” sono aumentate, culminando questa estate con un rapporto stilato da Mario Draghi, l’ex presidente della Banca Centrale Europea. Draghi ha esortato i politici a prendere misure rapide per riportare competitività al continente, avvertendo del rischio di un “declino agonizzante”. A supportare le sue raccomandazioni, Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, ha promesso di rafforzare la capacità dell’Unione Europea di competere con rivali come Stati Uniti e Cina durante il suo secondo mandato, iniziato il primo dicembre.

L’iniziale divario economico tra Europa e Stati Uniti si è ampliato con la crescita delle nuove tecnologie digitali. L’intelligenza artificiale è un chiaro esempio di questa tendenza, dove i principali modelli di piattaforma sono principalmente americani. Andreas Klinger, un imprenditore di startup e investitore tecnologico a Berlino, denuncia che questa differenza sta incrementando l’attrattiva della Silicon Valley. Secondo Klinger, i fondatori europei ambiziosi si trasferiscono negli Stati Uniti prima ancora di avere concretamente un’idea d’affari. Egli si batte per ridurre il peso regolamentare sulle startup europee, ottenendo anche l’attenzione di figure di spicco come Markus Villig di Bolt e Paul Graham di Y Combinator.

Oltre al settore tecnologico, l’economia in generale non sembra registrare grandi successi in Europa. Dall’inizio della pandemia di Covid, l’economia americana è cresciuta di circa il 2% annuo, mentre quella dell’UE solo della metà. Secondo il World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale, nel 2023 l’economia americana dovrebbe crescere del 2,8%, contro uno 0,8% dell’Eurozona. Tra le cause c’è l’aumento dei costi energetici dovuto all’invasione russa dell’Ucraina, che ha fatto raddoppiare i prezzi dell’energia in Europa rispetto agli Stati Uniti. La produzione di acciaio nel continente ha toccato livelli storicamente bassi e molti dei più noti produttori europei, tra cui Volkswagen e Bosch, stanno pianificando chiusure di impianti e licenziamenti.

Per risollevare l’economia europea, Draghi propone una sorta di manuale che suggerisce innanzitutto di colmare il gap tecnologico. L’importanza della tecnologia digitale, che ha favorito la crescita statunitense, viene sottolineata da Draghi come motore per incrementare la produttività anche in Europa. Suggerisce di rafforzare il settore finanziario dell’UE affinché le startup possano espandersi senza dover migrare negli Stati Uniti alla ricerca di capitale. Inoltre, raccomanda di riorganizzare il settore energetico e le politiche di concorrenza per far emergere i cosiddetti “campioni europei”, società abbastanza potenti da competere a livello internazionale.