È davvero paradossale osservare come alcune regioni, notoriamente critiche nei confronti del federalismo fiscale, siano quelle stesse aree che traggono ampi benefici dallo statuto speciale. Un comportamento che appare decisamente ipocrita, considerando l’uso e spesso l’abuso che queste stesse regioni fanno delle prerogative concesse loro.
Prendendo come esempio la Sicilia, regione in cui il 38% della popolazione vive a rischio povertà, l’Assemblea Regionale è riuscita a stanziare una quantità significativa di fondi per i territori rappresentati dai deputati, appartenenti sia alla maggioranza che all’opposizione. 100 milioni di euro sono stati distribuiti sotto forma di finanziamenti, arrivando a una media di 1,4 milioni per deputato. Questo ha creato una coesione sorprendente tra le diverse fazioni politiche: un’intesa che ha portato rapidamente all’approvazione della Finanziaria regionale.
L’allocazione di tali risorse, senza bando, ha portato alla crescita delle polemiche. I soldi destinati vanno da interventi infrastrutturali necessari a eventi locali come sagre e manifestazioni sportive, in totale 1.202 voci di finanziamento. Tutti i 70 deputati, esclusi pochi dissenzienti, indipendentemente dall’affiliazione politica, hanno accettato questa spartizione, portando anche a crescenti commenti critici da parte di associazioni culturali e della stessa Anci regionale.
Diversi sindaci hanno espresso opinioni differenti in merito: mentre alcuni accolgono positivamente i benefici per il proprio comune, altri insieme a figure politiche come il segretario regionale del PD, Anthony Barbagallo, hanno denunciato questa Finanziaria come frutto di clientele e distribuzioni frammentate di contributi.
L’ipocrisia nel criticare il federalismo fiscale e contemporaneamente beneficiare di una specialità regionale appare evidente e mal si concilia con una gestione responsabile del bene pubblico, specialmente in una regione caratterizzata da importanti sfide economiche e sociali.