Andrea Delmastro, il sottosegretario recentemente condannato e interdetto, ha deciso di non dimettersi, sostenendo il principio di non colpevolezza fino all’esaurimento dei gradi di giudizio. La sua condanna è giunta nonostante l’insistenza della procura su tre richieste di assoluzione. Delmastro, in un tono che mescola ironia e determinazione, ha affermato di essere forse entrato nel “Guinness dei primati” a causa della singolare situazione.
In risposta alle critiche della segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, che ha accusato lui e il governo di dichiarazioni “tecnicamente eversive”, Delmastro ha replicato che le sue azioni non presentano alcun carattere eversivo, dato che continua a svolgere il suo ruolo. La preoccupazione di ulteriori indagini non sembra intimidirlo, pur riconoscendo che una parte dell’opposizione potrebbe continuare a sollevare accuse.
Delmastro ha puntato il dito anche contro un segmento della magistratura, ricordando episodi come il processo Salvini, l’inchiesta su Giorgia Meloni, e il caso Palamara come esempi di esondazione rispetto ai limiti di potere. Ha inoltre respinto le accuse di aver usato segreti di Stato a fini politici, sostenendo che le carte in questione non erano riservate e citando l’ex direttore del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Basentini, che confermava la natura non segreta del documento.
Quando l’opposizione lo ha accusato di abuso d’ufficio, Delmastro ha respinto le insinuazioni politiche, affermando che le sue intenzioni erano solo quelle di difendere il carcere duro e l’ergastolo ostativo. Secondo lui, la vera mancanza d’onore risiede nel dialogo con terroristi e mafiosi, non nel suo operato di sottosegretario.
Delmastro ha insistito sul fatto che il suo impegno per le riforme continuerà, indipendentemente dalle sentenze, e ha negato di essere mosso da un desiderio di rivalsa. La sua fiducia nella giustizia resta ferma, e attende con interesse le motivazioni della condanna per proporre appello, confidando che esista un giudice “a Berlino” che saprà valutare con oggettività la sua vicenda.