Tiziana Parenti, nata a Pisa nel 1950, è stata una figura di spicco nel panorama giudiziario e politico italiano. Con un passato da magistrata e poi da avvocato presso il Foro di Genova, si distinse come parte del celebre pool di Mani Pulite. Fu chiamata nel 1993 da Francesco Saverio Borrelli per investigare sui presunti illeciti finanziari che coinvolgevano l’ex Partito Comunista Italiano. I suoi contrasti con il pool di Mani Pulite, in particolar modo con Antonio Di Pietro, raggiunsero livelli notevoli, portandola ad abbandonare la magistratura e ad intraprendere una carriera politica affiancata a Silvio Berlusconi.
L’ingresso di Tiziana Parenti nel sistema giudiziario italiano è stato caratterizzato da tensioni e disaccordi. Giunta alla Procura di Milano, venne inizialmente incaricata delle indagini su clan e rapimenti, ma ben presto fu coinvolta nelle delicate inchieste politiche. All’interno del pool, le crescenti incomprensioni e il sospetto di un ostacolo verso le indagini sui vertici del Pci-Pds, le causarono una frattura insanabile. Nonostante le sue indagini sulla cosiddetta pista del conto “Gabbietta” e su Primo Greganti non abbiano prodotto i risultati sperati, le sue accuse di politicizzazione della magistratura italiana innescarono un acceso dibattito.
Nel 1994, Parenti fece il suo ingresso in politica con Forza Italia e fu eletta deputato. Tra il 1994 e il 1996 guidò la Commissione parlamentare antimafia, un incarico che rifletteva la sua profonda passione per il tema. Nella sua carriera politica, Parenti continuò a muoversi all’interno di varie formazioni dell’area di centrodestra, senza mai allontanarsi dall’orizzonte politico di Forza Italia.
Il periodo di Mani Pulite fu segnato da una significativa partecipazione pubblica a favore dei magistrati, nonostante il fenomeno non fosse in linea con una democrazia compiuta. Alla fine, il crollo del sistema della Prima Repubblica e l’ascesa di nuovi protagonisti politici, come Berlusconi, cambiarono il corso degli eventi. Parenti, con il suo bagaglio di esperienze e la sua visione critica, entrò a far parte di questo complesso processo di trasformazione.
Dopo un periodo in Parlamento, Parenti decise di abbandonare la politica nel 2001, delusa dalla mancata realizzazione delle riforme, inclusa quella della giustizia, attraverso la Bicamerale. Nonostante questa delusione, il suo nome continua a circolare in contesti importanti, essendo considerato per ruoli tecnici di rilievo, come quelli alla Corte Costituzionale sotto il governo Meloni.