Nel volo governativo verso Bruxelles, la premier Giorgia Meloni si mostra inflessibile, nonostante le polemiche innescate alla Camera a seguito delle sue dichiarazioni sul Manifesto di Ventotene. Sebbene le sue parole abbiano scatenato un acceso dibattito politico, Meloni si dimostra ferma nella sua convinzione di aver espresso una verità storica spesso trascurata. Sostiene che la destra italiana, sin dall’inizio degli anni ’50, abbia sempre mirato a un modello di Europa confederale, rimanendo fedele al mandato originale di un’Europa unita che non sostituisse la sovranità degli Stati nazionali.
Questo argomento complesso ha visto la Meloni affrontare la questione del Manifesto di Ventotene, documento rispettato negli ambienti storici e istituzionali europei. Tuttavia, per il partito Fratelli d’Italia, questo testo presenta un ostacolo irrisolvibile, in quanto sostiene un modello confederale in cui il potere sostanziale è demandato a Bruxelles, restringendo l’autonomia nazionale. La Meloni sottolinea in più occasioni il suo nazionalismo e la sua visione sovranista, guadagnandosi l’apprezzamento del suo gruppo politico durante una cena a Bruxelles.
Nel contesto parlamentare, il discordo di Meloni ha provocato una serie di reazioni. Alcuni osservano che il Manifesto di Ventotene, frutto degli anni ’40 e delle esperienze di repressione vissute dai suoi autori, è diventato un punto di riferimento per il progetto di un’Europa federale. Tuttavia, per il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, quel documento rappresenta una fonte di ispirazione eterna, un’espressione di libertà e coraggio che risuona ancora ai giorni nostri, come dichiarato durante una visita a Ventotene.
Nonostante queste divergenze, Meloni sembra voler parlare direttamente ai suoi sostenitori, attuando una distinzione netta tra la sua visione dell’Europa e quella sostenuta dalla sinistra italiana. Ricorda infatti che nel 1952 il Pci, nonostante il coinvolgimento di Spinelli, si oppose alla nascente Comunità europea.
Anche la Lega, rappresentata da Molinari, si allinea alla posizione di Meloni, pur riconoscendo l’adesione dell’Italia a proposte di difesa come il piano ReArm. Tuttavia, ulteriori decisioni sui particolari di questo piano saranno prese nei mesi successivi, prevedibilmente tra maggio e giugno, richiedendo un coordinamento tra Meloni e la Lega per consolidare una posizione comune.
Non riesco a credere che ancora si parli di confederazioni e sovranità nazionale in un mondo globalizzato come quello di oggi. La Meloni deve capire che l’Europa unita è l’unica via per affrontare le sfide del futuro.