La recente diffusione di una misteriosa infezione in una regione remota della Repubblica Democratica del Congo sta destando preoccupazione tra le autorità sanitarie internazionali. Quest’infezione, ad oggi non ancora diagnosticata, colpisce prevalentemente i giovani, con gli individui sotto i 15 anni che rappresentano l’81% delle vittime.
Il focolaio è stato individuato nel distretto sanitario di Panzi, situato a circa 755 chilometri a sud-est di Kinshasa, al confine con l’Angola. Questa regione, appartenente alla provincia di Kwango, è caratterizzata da infrastrutture sanitarie quasi inesistenti e da difficoltà di accesso, particolarmente notevoli durante la stagione delle piogge. Le condizioni di vita sono critiche: la popolazione soffre per la mancanza di acqua potabile, farmaci, elettricità e connessione internet, mentre il tasso di malnutrizione raggiunge il 61%, uno dei livelli più alti nel paese. In passato l’area è già stata colpita da altre epidemie, tra cui febbre tifoide e malattie come il Konzo, il colera, la malaria e la salmonellosi.
La malattia in questione è emersa per la prima volta il 24 ottobre e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ne è stata informata il 29 novembre. Questa malattia non diagnosticata sembra rappresentare un patogeno esistente ma non riconosciuto. I sintomi riscontrati sono principalmente di natura respiratoria, tra cui febbre, tosse, congestione nasale e dolori muscolari, mentre molti pazienti sono affetti anche da malnutrizione e anemia, condizioni che riflettono lo stato critico della salute pubblica nella regione.
La trasmissione avviene prevalentemente all’interno delle famiglie, con i bambini che risultano più vulnerabili. Le autorità sanitarie attendono i risultati dei test di laboratorio che include verifiche per influenza, Covid-19, malaria e morbillo, eseguiti nei laboratori della città di Kikwit.
Nel frattempo, il Ministero della Salute ha raccomandato di adottare misure preventive ispirate alla gestione del Covid-19, come il distanziamento sociale, l’igiene delle mani e la segnalazione dei casi sospetti. Inoltre, sono state contemplate restrizioni alla mobilità tra i villaggi per contenere l’epidemia.
Nonostante al momento non siano stati segnalati casi in Angola, la vicinanza geografica solleva preoccupazioni per possibili trasmissioni transfrontaliere. L’Oms in Angola opera in stretta collaborazione con le autorità locali per monitorare l’evoluzione della situazione e prevenire ulteriori diffusioni.